Jordan Belfort (the wolf of wall street): tra investimenti e vendite
Il mondo della finanza è uno dei settori preferiti dal grande cinema, che ha rappresentato più volte nelle pellicole hollywoodiane le gesta di imprenditori senza scrupoli, pronti a fare qualsiasi cosa per raggiungere il successo. Su tutti non esiste personaggio che sia giunto alla ribalta come Jordan Belfort, l’arrivista interpretato da Leonardo di Caprio nel film “The Wolf of Wall Street”, visto da milioni di persone in tutto il mondo. Ovviamente il film ha ricevuto numerose critiche, soprattutto dagli addetti ai lavori, che hanno definito come vecchio e ormai inesistente il modo di Jordan di fare finanza.
Tuttavia la pellicola ha fatto scalpore, mostrando al grande pubblico il potere che il settore finanziario ha acquisito negli ultimi 50 anni. Allo stesso tempo è lecito porsi alcune domande, tra cui: “quanto nel film con Leonardo di Caprio c’è di reale e cosa invece fa parte della fantasia degli sceneggiatori?”. Sono in molti a chiedersi chi sia realmente Jordan Belfort, come abbia fatto i soldi e cosa faccia oggi. In verità le risposte a queste domande potrebbero sorprendere molte persone, infatti sono in pochi ha conoscere la vera storia di Jordan e come viva la sua vita dopo l’uscita del film. Per questo motivo abbiamo deciso di scrivere sull’argomento, per cercare delle risposte e capire quale sia la dimensione degli investimenti e delle vendite in merito a Jordan Belfort e al film “The Wolf of Wall Street”.
Jordan Belfort, il lupo di Wall Street: biografia e vita
Per intendere il personaggio e la cornice storica, che hanno portato Jordan Belfort ha diventare il “lupo di Wall Street”, fino ad essere scelto come ispiratore della pellicola con Leonardo di Caprio, è utile conoscere un momento la sua biografia. Jordan è nato nel 1962 nel Queens, un quartiere di New York, dove già all’età di 18 anni ha manifestato una certa predisposizione per gli affari, in particolare per le vendite. Dopo aver fondato da ragazzo una sua società, finita in fallimento nel giro di pochi anni, Jordan è diventato nel 1987 un venditore ufficiale di azioni, o come venivano chiamati un piazzista.
Il suo compito era chiamare una lista di persone facoltose, principalmente appartenenti alla classe medio-alta americana come medici, ingegneri e piccoli imprenditori, cercando di farli investire comprando azioni di società ad alto margine, che allo stesso tempo pesentavano però anche un rischio elevato. Ancora una volta, dopo aver capito il meccanismo che si celava dietro questo sistema, Jordan capisce che si può arricchire velocemente, approfittando delle maglie larghe che le normative in materia finanziaria lasciavano i quegli anni.
Si trattava per capire meglio degli anni ’80, la decade delle liberalizzazioni, in cui è esplosa la finanza speculativa e le operazioni al limite della legalità erano all’ordine del giorno. Alla base c’è stata la decisione di porre fine alla divisione tra banche commerciali e finanziarie, con gli istituti che si buttarono a capo fitto nella finanza speculativa. Jordan Belfort lo sa bene, infatti inizia a guadagnare milioni di dollari vendendo azioni e contratti, tuttavia spesso lo faceva con metodi illegali e truffando i suoi clienti, promettendo rendimenti impossibili da realizzare nel lungo periodo.
Nel 1992 le autorità bloccano i conti della società di Belfort, che nel 1999 viene dichiarato colpevole di frode e nel 2003 rinchiuso in carcere con una condanna a 4 anni, di cui invece sconterà soltanto 22 mesi. Nel 2008, dopo essere uscito di prigione, scrive il libro intitolato appunto “The Wolf of Wall Street”, da cui sarà tratto il film con di Caprio, seguito nel 2009 dal un altro volume, “Catching the Wlf of Wall Street”. La pellicola è stata realizzata nel 2013, quindi diversi anni dopo l’uscita dei due libri di Jordan. Per quanto riguarda la multa inflitta a Belfort dalla SEC, l’autorità di vigilanza americana in materia di finanza, il lupo di Wall Street ha pagato soltanto 14 degli oltre 110 milioni di dollari che avrebbe dovuto versare.
Come è diventato ricco Jordan Belfort: investimenti o truffe?
A questo punto è lecito chiedersi, perché Jordan Belfort è famoso? La risposta è piuttosto semplice. Sicuramente il film di Martin Scorzese ha contribuito a farlo diventare una star mediatica, allo stesso tempo Jordan era già molto conosciuto nell’ambiente, a causa della sua vita sfarzosa e del suo modo di fare al di sopra delle righe. Sicuramente non era uno stupido, anzi. Belfort ha guadagnato i suoi soldi, milioni a dire la verità, vendendo le cosiddette penny stocks, ovvero titoli particolari riconducibili da piccole aziende quotate in borsa.
Normalmente il basso valore di queste azioni le colloca fuori dai grandi listini, perciò presentano dei rischi molto elevati, nonostante il possibile profitto per specula su questo genere di titoli sia potenzialmente altissimo. Non dovendo sottostare ai vincoli delle grandi aziende quotate, le società legate alle penny stocks possono muoversi con maggiore libertà. Di conseguenza questi titoli hanno un andamento incerto, estremamente volatile e imprevedibile. Quello che ad esempio faceva Jordan Belfort era un’operazione chiamata “Pump and Dump”, ovvero pompa e sgonfia.
In poche parole significa che Jordan truffava i suoi clienti, attraverso un meccanismo semplice ma ingegnoso. Quello che faceva era trovare alcuni titoli penny stocks, quindi legati a società di piccole dimensioni, quotate ma al di fuori della lente degli organismi di controllo, che avevano un bassissimo costo di acquisto unitario. Dopodiché iniziava a comprarne grandi quantità con i suoi soldi, cominciando a telefonare a potenziali investitori ignari del raggiro, mostrando loro le opportunità di guadagno offerte da queste azioni, poiché il loro prezzo stava salendo rapidamente.
I clienti andavano quindi ha verificare, scoprendo che in effetti i titoli aumentavano di valore velocemente. Presi dall’entusiasmo di un guadagno facile, oltre al fatto che si potevano comprare grandi quantità di azioni con un investimento tutto sommato contenuto, le persone iniziavano ad acquistare questi titoli penny stocks. Ciò causava quindi un’ulteriore impennata dei prezzi, perché molti investitori e risparmiatori compravano, creando il momento ideale per Jordan per vendere le sue azioni, ovviamente a un prezzo fortemente superiore rispetto a quello al quale le aveva comprate all’inizio.
In questo modo Belfort realizzava un profitto enorme, mentre i suoi clienti rimanevano con il cerino in mano. Quando le quotazioni cominciavano a scendere, fatto inevitabile in quanto erano stati proprio loro inconsapevolmente a far lievitare il prezzo dei titoli, creando una ipervalutazione, arrivava il panico. A quel punto Jordan calmava i suoi clienti, dicendo loro che era del tutto normale, perché il mercato viveva fasi di alti e bassi, ma a breve la quotazione sarebbe tornata a salire. Inoltre proponeva altre penny stocks gonfiate, che stavano salendo, offrendo agli investitori ignari una possibilità per recuperare le perdite.
Come sappiamo in realtà continuavano a fare il gioco di affaristi senza scrupoli come Jordan Belfort, finendo con il perdere tutti i loro soldi. Basta immaginare che nel momento di maggiore crescita, la società guidata da Jordan aveva oltre mille piazzisti, ognuno dei quali aveva contatti con decine di clienti. Insomma, i soldi che Belfort è riuscito a fare soltanto lui lo sa. Dai dati delle autorità americane la truffa di Jordan, con la sua società Stratton Oakmont, ha causato una perdita per gli investitori di oltre 200 milioni di dollari, soldi che nessuno sa dove siano finiti.
Cosa fa oggi Jordan Belfort
Quello che una volta era il lupo solitario di Wall Street, oggi continua a passarsela piuttosto bene, nonostante le vicende legali che lo hanno reso famoso. Dopo aver scritto e pubblicato diversi libri, ceduto i diritti per il film hollywoodiano di Scorzese con Leonardo di Caprio, attualmente Jordan gestisce una società che fornisce servizi di consulenza e formazione. Cosa insegna Jordan Belfort ai suoi studenti? Come vendere. Chi meglio di lui può mostrare a giovani pieni di speranze per il futuro, con una gran voglia di fare soldi, come vendere qualsiasi cosa. Naturalmente il grande appeal di Jordan è dovuto in parte al film, che lo ha reso celebre in tutto il mondo, ma non solo.
Chi non ricorda la scena di Belfort e della penna, un momento in cui emerge tutta l’abilità e il potere di chi riesce a manipolare la prospettiva. Una semplice penna senza importanza, uguale a tutte le altre, ma che nel momento in cui diventa indispensabile per firmare un contratto, un assegno o un bonifico assume un valore potenzialmente inestimabile. Per sapere di cosa si occupa Jordan basta andare sul suo sito web ufficiale, www.jordanbelfort.com, in cui si possono trovare testimonianze, alcuni video dimostrativi e soprattutto i corsi a pagamento di Belfort, dal workshop nel weekend alla settimana di full immersion intensiva.
Persuasione, come diventare ricchi, come vendere qualsiasi cosa alle persone, strategie di marketing e chi più ne ha più ne metta. Jordan Belfort continua a fare ciò che gli riesce meglio, all’interno dei suoi corsi, di eventi e partecipando a manifestazioni di settore con i suoi discorsi motivazionali. Secondo indiscrezioni oggi guadagna abbastanza per mantenere una vita agiata, sebbene lontano dai lussi sfrenati delle truffe con i penny stocks. Al momento Belfort è fidanzato e separato dalla sua prima moglie, conduce una vita discreta ma è spesso presente sui media statunitensi, sempre tentati di porre domande a un personaggio che, nel bene e nel male, rimane unico nel suo genere.
Penny stocks e truffe negli investimenti: esiste ancora il pericolo?
Infine è bene aprire una parentesi su un problema importante, ovvero se episodi come quelli che hanno portato alla ribalta, suo malgrado, Jordan Belfort siano ormai storia passata. Nonostante in molti affermano che quei tempi sono finiti, che oggi il mondo della finanza è cambiato, che le regolamentazioni e i controlli sono molto più severi, in realtà ciò è vero solo in parte. Le truffe con le penny stocks e le boiler room esistono ancora, perciò è fondamentale capire come difendersi da questi veri e propri raggiri. Inoltre, se all’epoca di Belfort ciò riguardava soltanto i titoli, oggi le truffe boiler room interessano anche altri prodotti come servizi di consulenza sugli investimenti, criptovalute e operazioni legate alle campagne di crowdfunding.
Come abbiamo visto tutto nacque dalle penny stocks, dei titoli di società quotate con una bassissima capitalizzazione, presenti nel settore delle micro-azioni, chiamate in inglese microcap, ma ai margini del controllo borsistico. Per intenderci, ancora oggi queste azioni, con valore nominale al di sotto dei 5 dollari ma che possono arrivare anche a meno di un centesimo l’una, non hanno una quotazione controllata dalla domanda e l’offerta internazionale, non devono rispettare i vincoli delle grandi società quotate in borsa e non si trovano in un mercato regolamentato.
Il prezzo dei titoli viene definito tramite accordi tra le parti, quindi il compratore e il venditore definiscono un valore ritenuto equo per entrambi, finalizzando l’operazione. È chiaro che se uno degli attori in gioco bara, diventa estremamente facile per un ignaro investitore cadere in una truffa. Altri famosi episodi, oltre allo scandalo di Jordan Belfort, hanno riguardato ad esempio il periodo della bolla di internet, quando il valore delle azioni delle aziende tecnologiche saliva vertiginosamente, ben al di sopra di una quotazione reale.
In quell’epoca, a cavallo tra gli anni novanta e duemila, ogni giorno nascevano nuove società e quanto prima si quotavano in borsa, racimolando capitali da investitori presi dalla crescita pazzesca del settore. Ovviamente dopo qualche tempo la bolla scoppiò, mostrando che si c’erano imprese come Google, ma che molte altre aziende erano dei progetti senza grandi speranze, che semplicemente avevano approfittato del momento d’oro per ottenere finanziamenti facili. Le truffe sulle piccole società tecnologie in quegli anni furono innumerevoli, operando proprio sul meccanismo delle penny stocks, le micro-azioni di società borderline.
L’unica soluzione per investire senza preoccupazioni è l’informazione. Non bisogna smettere di operare sui mercati, in base alle proprie disponibilità economiche e al proprio profilo di rischio. Tuttavia è fondamentale capire quali sono i pericoli del settore, evitare operazioni che sembrano troppo facili e remunerative, mantenendo sempre un profilo prudente. Oggi esistono fortunatamente tantissimi metodi per informarsi sul mondo degli investimenti, siti web, blog, portali ufficiali, riviste, giornali, libri, e-book, video, podcast e molto altro ancora. Come spesso accade l’unica difesa dalle truffe è la conoscenza, per sapere esattamente quando persone come il vecchio Jordan Belfort si presentano alla nostra porta.