Come funziona la tassazione fiscale nel trading online? Finanziaria 2020
Tra le attività d’investimento il trading online è una di quelle più apprezzate ultimamente, in grado di offrire un rapporto diretto fra i trader e il mercato. I vantaggi del trading sono diversi, dai costi ridotti alla multicanalità delle piattaforme, dalla semplicità con cui è possibile accedere al capitale minimo richiesto per iniziare, di solito piuttosto contenuto. Inoltre non bisogna dimenticare l’imposizione fiscale agevolata, che consente di risparmiare rispetto ad altri sistemi d’investimento. Vediamo nel dettaglio come funziona la tassazione nel trading online.
Quali sono le imposte fiscali nel trading online
Nelle attività finanziarie di trading l’imposizione fiscale viene applicata sul cosiddetto capital gain, ovvero la differenza tra il capitale utilizzato per gli investimenti e quanto effettivamente guadagnato. Si tratta in pratica della plusvalenza ottenuta dal trader, una somma sulla quale è previsto il pagamento delle tasse secondo le normative di legge in materia (T.U.I.R.). Il regime è agevolato rispetto a quanto avviene in altri settori, un sistema vantaggioso che non riguarda soltanto il trading online ma diversi altri tipi di investimenti finanziari, come quelli in titoli di Stato e in obbligazioni.
Secondo le recenti indiscrezioni e leggendo i principi fondamentali della nuova legge finanziaria 2020, molti analisti hanno ipotizzato un incremento della tassazione sul trading. Come viene spiegato dettagliatamente in questo articolo di TradeApp, attualmente l’aliquota è al 26% e la tassa sul gain si calcola in base alla data di chiusura della posizione. La normativa, inoltre, permette anche di portare in detrazione eventuali minusvalenze, ossia perdite dall’attività di trading, nell’anno seguente.
Anche il trading online quindi non è e non sarà esente dal principio della distribuzione dei redditi, quindi all’incremento delle tasse per chi ha un reddito più alto, soprattutto dopo la nascita del governo Conte bis e l’abbandono in modo definitiva della flat tax.
In realtà la situazione dovrebbe essere rimasta invariata, e il gettito fiscale non dovrebbe essere rimodulato e nessun cambiamento anche per quanto riguarda il capital gain.
Tra gli aspetti fiscali del trading c’è dunque un concetto importante, ovvero che le tasse si pagano sui guadagni, non sull’attività stessa. Ciò significa che bisogna versare le imposte soltanto quando si realizza una plusvalenza, quindi nel caso in cui il guadagno ottenuto è superiore al capitale investito. Tra le altre agevolazioni c’è la possibilità di non aprire necessariamente una partita IVA, inoltre non bisogna adempiere a molti procedimenti burocratici previsti in altri settori, dal versamento dei contributi Inps all’iscrizione presso organi come la Camera di Commercio.
Come si calcolano le tasse nel trading online?
Come abbiamo visto, il calcolo dell’imposizione fiscale nel trading dipende dalle plusvalenze, perciò bisogna prima di tutto considerare il guadagno effettivo al netto degli investimenti effettuati. Tale valore rappresenta la base imponibile, ovvero l’importo sul quale vengono calcolare le tasse da versare all’Erario. Ad esempio, se un trader apre un conto di trading online ed effettua un deposito iniziale di 1.000 euro, ottenendo alla fine dell’anno un ritorno di 2.500 euro, la plusvalenza maturata è di 1.500 euro, perciò è necessario pagare le imposte su questo valore.
Al contrario, invece, se il risultato raggiunto è negativo, perciò se al termine dell’anno fiscale si registra un guadagno inferiore a 1.000 euro, non sono dovute tasse né altri oneri di natura fiscale. Naturalmente anche le chiusure in perdita (in gergo si chiamano minusvalenze) devono essere riportate, per informare dettagliatamente le istituzioni al momento della compilazione della dichiarazione dei redditi. Inoltre rappresentano un’opportunità per i guadagni futuri, in quanto una parte delle minusvalenze può essere detratta dai guadagni realizzati successivamente, diminuendo di fatto il cuneo fiscale sulle plusvalenze.
L’aliquota prevista nel trading online, che va a tassare i guadagni ottenuti, è pari al 26%, come indicato dalle normative sull’imposizione fiscale delle plusvalenze finanziarie, come avviene per i rendimenti dei conti deposito, dei titoli azionari e dei fondi comuni d’investimento, ad esempio, mentre sui titoli di Stato vige una tassazione ancora più agevolata del 12,5% sulle plusvalenze legate al pagamento degli interessi. Un’aliquota del 26% è senza dubbio molto conveniente, soprattutto se comparata con le imposte sul reddito da lavoro, comprese tra il 23 e il 43%, dunque decisamente più care rispetto a quelle in ambito finanziario.
Come pagare le imposte nel trading online?
Nel trading online esistono due possibilità per il pagamento delle tasse sulle plusvalenze. Il primo sistema è il regime amministrativo, un metodo con il quale le tasse sono versate non dal trader ma dal broker, il quale tramite l’adozione di una tassazione sostitutiva applica una trattenuta diretta sui guadagni degli investitori e si occupa del versamento delle imposte agli organi preposti. Si tratta di un’opzione piuttosto semplice per i trader, che in questo caso non devono preoccuparsi di nessun adempimento di natura fiscale. Diversi broker di trading online propongono questa soluzione ai loro clienti, come TradeApp. In alternativa esiste anche il regime dichiarativo, con il quale ogni trader è responsabile del calcolo delle tasse e del loro versamento alle istituzioni di riferimento. Per questo motivo è importante leggere attentamente i regolamenti e il contratto del broker online prima di iscriversi alla piattaforma di trading, controllando quale dei due sistemi è adottato dall’intermediario finanziario, per evitare qualsiasi rischio e stare sempre in regola con il pagamento delle imposte.