Vitalizio ipotecario: cos’è e come funziona?
Il prestito vitalizio ipotecario è una formula di finanziamento davvero molto particolare. Si tratta di una soluzione destinata alle persone con almeno 60 anni che sono proprietarie di un immobile; molti la paragonano alla vendita della nuda proprietà, ma si tratta di cose decisamente differenti. Cerchiamo meglio di capire cos’è e come funziona questo strano prestito.
Cos’è e chi può richiedere il prestito vitalizio ipotecario
Per quanto riguarda l’Italia, il prestito vitalizio ipotecario rappresenta una novità: è stato introdotto nel nostro ordinamento solo da pochi anni, mentre in altre parti del mondo, dove è conosciuto come reverse mortgage, è diffusa già da diversi anni. Per poter accedere a questo finanziamento è necessario avere almeno 60 anni ed essere proprietari di un immobile residenziale libero da ipoteche. La richiesta va inoltrata ad una delle banche o degli altri intermediari finanziari che erogano questo tipo di prestito; se il soggetto finanziato è sposato o convive, sul contratto deve comparire anche la firma del partner (che deve avere gli stessi requisiti anagrafici)
A differenza dei mutui, il cui rimborso avviene tramite il pagamento delle rate secondo un preciso piano di ammortamento, nel prestito vitalizio ipotecario il rimborso avviene in un’unica soluzione quando si verificano determinate condizioni, che sono la morte del soggetto finanziato (che può essere considerata la condizione “normale”), la vendita dell’immobile, l’apporto di modifiche materiali all’immobile, la mancata manutenzione dello stesso o cose simili. In altre parole, se non si verificano delle ipotesi specifiche, il soggetto finanziato non dovrà restituire un centesimo finché è in vita.
Come funziona il rimborso
Dopo la morte del soggetto finanziato, la palla passa ai suoi eredi. Loro hanno la possibilità di scegliere se restituire i soldi all’istituto che ha erogato il prestito, tenendosi in questo modo l’immobile, oppure se lasciare che la banca venda la casa. Se il prezzo di vendita dell’immobile non riesce a coprire l’intero debito, gli eredi non rischiano di dover rimetterci di tasca oro, perché la legge prevede che l’importo del debito residuo non può andare oltre quanto ricavato dalla vendita dell’immobile, al netto delle spese sostenute.
Il rischio che la somma ottenuta con la vendita della casa sia inferiore al debito ricade quindi sulla banca che ha erogato il prestito. Nel caso in cui il prezzo di vendita della casa sia superiore al debito, la banca deve riconoscere l’eccedenza agli eredi. Gli eredi hanno dodici mesi di tempo per prendere la loro decisione. Ovviamente, il soggetto finanziato può accordarsi con l’istituto erogante e prevedere un rimborso diverso, mentre è ancora in vita, in modo da non far pesare la cosa sui suoi eredi.