Tasse sull’affitto: chi le deve pagare? Scadenze e modalità di pagamento
Con il contratto di locazione il padrone di casa (locatore) si impegna a garantire ad un altro soggetto (locatario, conduttore o più comunemente inquilino) il godimento di un bene immobile ad uso abitativo in cambio del versamento periodico di un canone prestabilito. Ma dal momento della firma del contratto nascono anche degli adempimenti fiscali: vediamo quali sono le tasse sull’affitto e scopriamo chi le deve pagare, entro quali scadenze e con quali modalità.
Chi deve pagare le tasse sull’affitto: l’imposta di registro e di bollo
Entro trenta giorni dalla sottoscrizione, il locatore deve occuparsi della registrazione del contratto: in questo momento bisogna pagare l’imposta di registro. L’importo della tassa varia in base alla tipologia di immobile: per quanto riguarda quelli ad uso abitativo la somma da versare è pari al 2% del canone annuo moltiplicato per il numero delle annualità previste dal contratto. Nel caso di contratto a canone concordato si può beneficiare di una riduzione delle base imponibile (-30%). Per i contratti che hanno una durata di più anni è possibile scegliere se pagare l’intero importo al momento della registrazione oppure effettuare il pagamento di anno in anno. L’imposta di registro viene solitamente pagata dal locatore, ma in linea teorica grava su entrambe le parti. La registrazione del contratto comporta anche il pagamento di un’altra tassa sull’affitto, ovvero l’imposta di bollo: ogni quattro facciate (o ogni cento righe) di ciascun contratto registrato bisogna applicare una marca da bollo di 16 euro.
Le imposte sui canoni
Rientrano nell’elenco delle tasse sull’affitto anche le imposte che il padrone di casa deve pagare sui canoni di locazione. Gli affitti pagati dall’inquilino rappresentano un reddito per il locatore, che naturalmente deve dichiarali all’Agenzia delle Entrate, in modo che possano essere tassati ai fini Irpef. Il calcolo dell’importo da versare cambia in base al regime fiscale scelto. Nel regime ordinario i canoni vengono considerati reddito fondiario e rientrano nella base imponibile dell’Irpef; nel regime della cedolare secca, invece, l’Irpef, le addizionali comunali e regionali e le imposte dirette di bollo e di registro vengono rimpiazzate da un’imposta sostitutiva fissa (21% del canone per i contratti a canone libero e 10% del canone per quelli a canone concordato).
Le tasse sulla casa: spartizione tra proprietario e inquilino
Anche se non rientrano direttamente nell’elenco delle tasse sull’affitto, bisogna fare un po’ di chiarezza per quanto riguarda le cosiddette tasse sulla casa. La Tari, ovvero la tassa che fa riferimento al servizio di raccolta e di smaltimento dei rifiuti, deve essere pagata dall’inquilino se la locazione ha una durata superiore ai sei mesi all’anno; in caso di affitto breve la tassa deve essere pagata dal locatore. L’onere della Tasi, ovvero la tassa sui servizi indivisibili, andrebbe diviso tra le due parti: per sapere la percentuale di competenza bisogna controllare le delibere del Comune. Se non viene specificato nulla, l’importo dovuto viene spartito in questo modo: 90% proprietario, 10% inquilino. L’Imu, invece, è sempre a carico solo ed esclusivamente del proprietario.