Conto corrente pignorato: cosa fare?
Ritrovarsi con il conto corrente pignorato è un’esperienza tutt’altro che piacevole e chi si trova in questa situazione spesso non sa cosa fare e come può cercare di difendersi. Cerchiamo di capire in cosa consiste il pignoramento, chi può farlo, chi può subirlo e soprattutto cosa si può fare per sbloccare il conto corrente.
Chi può procedere con il pignoramento e per quali somme
Non tutti i creditori possono procedere al pignoramento del conto corrente del debitore: per poterlo fare è necessario che ci sia un titolo esecutivo (decreti ingiuntivi, sentenze di condanna, cambiali, assegni, contratti di mutuo, atti pubblici che prevedono il pagamento di una somma di denaro, conciliazioni e così via). Se non c’è questo titolo, il creditore che non viene pagato prima di poter bloccare il conto del debitore deve fare causa al debitore stesso oppure chiedere un decreto ingiuntivo in tribunale e i tempi, come si può immaginare, non sono affatto brevi.
Il conto corrente pignorato non comporta il blocco di tutte le somme che vi sono depositate, ma solo degli importi per i quali il creditore ha agito; inoltre ci sono delle limitazioni: se il conto è cointestato è pignorabile solo la parte che “appartiene” al debitore (se ci sono due intestatari, il pignoramento causerà il blocco solo sul 50% delle somme presenti sul conto) e in caso di accredito dello stipendio sul conto il blocco può valere solo sulla parte che eccede il triplo dell’assegno sociale (se c’è già stato l’accredito) o al massimo su 1/5 della retribuzione (per le somme accreditate in seguito). Lo stesso discorso vale anche per il Tfr e la pensione.
Creditore privato o Agenzia Entrate Riscossione?
Come detto in precedenza, per poter far partire la procedura il creditore deve essere già in possesso del titolo esecutivo; prima di agire con il pignoramento si deve mandare l’atto di precetto tramite l’ufficiale giudiziario (in pratica è un ultimo avviso al debitore), dopo di che si può procedere con la notifica dell’atto di pignoramento (una copia viene inviata al debitore e un’altra alla banca), con cui l’ufficiale giudiziario dice alla banca di non permettere al debitore di utilizzare le somme pignorate e invita l’inadempiente a presentarsi all’udienza durante la quale, in assenza di opposizioni, assegnerà l’importo bloccato al creditore. Fino al momento dell’udienza le due parti possono trovare un accordo per chiudere la questione.
Le cose sono un po’ diverse se il creditore è l’Agenzia Entrare Riscossione (la nuova Equitalia, insomma): l’ente infatti si può limitare ad inviare la cartella di pagamento (che già di per sé è un titolo esecutivo) e l’atto di pignoramento a banca e debitore; in questo caso l’atto di pignoramento è un ordine alla banca di versare le somme dovute direttamente all’Agenzia, senza attendere l’udienza, il debitore può evitare questo pagando entro 60 giorni oppure può bloccare il pignoramento del conto inviando una richiesta di rateazione (il conto viene sbloccato dopo il pagamento della prima rata).
Cosa fare per sbloccare il conto corrente pignorato
Cosa può fare il titolare di un conto corrente pignorato per sbloccarlo? Come abbiamo appena visto, nel caso in cui il creditore sia l’Agenzia Entrate Riscossione lo sblocco può avvenire con richiesta di rateazione e con il pagamento della prima rata; se il creditore invece è un privato il conto può essere sbloccato solo con una rinuncia del creditore stesso (si verifica quanto le due parti riescono a trovare un accordo prima dell’udienza) oppure facendo opposizione (ma il tribunale deve ritenere che questa sia fondata per autorizzare lo sblocco).