Accessori di legge: ecco cosa c’è da sapere su di essi e quali sono
Nel calcolo della sua parcella o di un preventivo l’avvocato deve tenere conto di diversi fattori: il conto non si limita al semplice onorario richiesto dal professionista per la sua prestazione, ma include anche altre voci. Tra queste figurano anche i cosiddetti accessori di legge: vediamo quali sono e scopriamo il loro peso sul calcolo complessivo.
Cosa sono gli accessori di legge
Con il termine accessori di legge si fa riferimento all’IVA ed al contributo alla Cassa Previdenziale degli Avvocati. Vengono definiti proprio accessori perché sono costi per i quali il professionista in pratica fa solo da cassiere per lo Stato (a cui dovrà poi versare l’IVA) e la CPA (a cui dovrà versare i contributi). Sono “di legge” perché si tratta di voci obbligatorie: l’avvocato in fase di preventivo è tenuto a comunicare al suo cliente una sorta di duplice totale, mostrando quello che è il costo del suo servizio e quelle che sono le ulteriori spese che andranno a definire il conto totale.
La composizione della parcella di un avvocato
La parcella dell’avvocato è composta da diverse voci. Ovviamente quella più importante è rappresentata dall’onorario e dai diritti, che di fatto rappresentano il compenso per il professionista. Ci sono poi le spese vive, che sono quei costi che l’avvocato ha sostenuto per svolgere la sua prestazione: si tratta per esempio delle spese sostenute per fare fotocopie, per inviare della corrispondenza, per acquistare le marche da bollo e così via. Sono costi che il professionista ha anticipato al cliente, che giustamente le deve rimborsare.
Alle spese vive (che sono costi certi e dimostrabili) si aggiunge il rimborso per le spese generali, che ammonta al 15% della voce onorario + diritti. Con questo rimborso forfettario l’avvocato recupera quelle spese sostenute durante la causa ma che sono difficilmente o troppo onerosamente dimostrabili: in questo calderone rientrano in pratica tutte quelle spese che non è possibile far rientrare nelle spese vive (benzina, cancelleria, tempo per gli spostamenti e le attese e così via). La somma tra onerario+diritto e rimborso forfettario determina l’imponibile.
Poi entrano in gioco gli accessori di legge. Sull’imponibile indicato in precedenza viene applicata l’aliquota del 4% per i contributi alla Cassa Previdenziale degli Avvocati. Infine, sulla somma tra imponibile e contributi CPA si applica l’IVA, con l’aliquota pari al 22%. In pratica, la parcella di un avvocato può essere composta dalle seguenti voci:
1) spese vive
2) onorario e diritti
3) rimborso spese generali (15% della voce 2)
4) contributo CPA (4% di 2+3)
5) IVA (22% di 2+3+4)
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TOTALE (1+2+3+4+5)