Come aprire una ditta individuale: guida completa 2019, tasse e costi
L’autoimprenditorialità è sempre stata un tratto distintivo del nostro Paese, caratterizzato da un’economia basata sulle piccole e medie imprese e sulle attività individuali di artigiani e liberi professionisti. Con la recente crisi economica il fenomeno si è accentuato, portando sempre più persone a lavorare in proprio tramite la vendita di beni e servizi. Per farlo è necessario seguire un iter burocratico preciso, cercando di trovare la forma giuridica e fiscale più conveniente e adatta alle proprie necessità. In particolare oggi vedremo come aprire una ditta individuale, quali sono i costi, la procedura e a chi conviene realmente.
Ditta individuale: di cosa si tratta
Una ditta individuale è un’impresa personale il cui unico responsabile è il titolare dell’attività. La persona giuridica è quindi responsabile per qualsiasi rischio d’impresa inerente la gestione della ditta, il quale non può beneficiare della separazione tra il patrimonio dell’azienda e quello personale.
Ciò significa che il titolare della ditta individuale è responsabile per i rapporti economici insoluti, dei quali può rispondere anche attraverso la rivalsa del creditore sul proprio patrimonio personale. Il vantaggio principale è rappresentato dalla mancanza dell’obbligo di deposito di un capitale d‘impresa, ovvero di un fondo da versare a copertura di eventuali esposizioni finanziarie senza copertura.
Ditta individuale: quando conviene?
Visti i rischi al proprio patrimonio personale, la scelta della ditta individuale come forma giuridica di lavoro non sempre è la soluzione più indicata per avviare un’attività professionale. Senza dubbio è una formula che offre diversi vantaggi, tra cui un trattamento fiscale agevolato e un iter burocratico spesso meno complesso.
Tuttavia bisogna accertarsi di non correre rischi elevati, legati all’esposizione finanziaria collegata allo svolgimento della propria attività professionale. Di solito è consigliabile che optino per la ditta individuale i liberi professionisti e gli artigiani, ma in alcuni casi potrebbe essere conveniente scegliere di aprire una piccola società a responsabilità limitata.
Aprire una Partita IVA per una ditta individuale
Una volta accertato che si tratti della forma più indicata per le propri esigenze lavorative, il primo passo da compiere per avviare una ditta individuale è l’apertura della Partita IVA. Si tratta di un numero identificato ai fini fiscali, composto da 11 cifre di cui le prime 7 sono direttamente riconducibili al titolare, 3 all’Agenzia delle Entrate e l’ultimo serve per i controlli e gli accertamenti.
L’apertura della Partita IVA è obbligatoria per legge per tutte le persone o le società che svolgono un’attività lavorativa, mentre non sono tenuti a tale onere i professionisti che non raggiungono un fatturato annuo di 5.000€. Per aprire una nuova Partita IVA bisogna rivolgersi presso gli uffici territoriali dell’Agenzia delle Entrate, oppure effettuare la procedura online se in possesso delle credenziali telematiche di accesso al servizio. Per le ditte individuali il modello da compilare è l’AA9/12, scaricabile gratuitamente dal portale dell’Agenzia delle Entrate.
In questo modo si segnala l’inizio dell’attività professionale, che deve essere presentata entro 30 giorni dall’effettiva apertura. Oltre al modulo è necessario allegare un proprio documento di riconoscimento e il codice ATECO di riferimento, in base al settore e al tipo di attività da svolgere. In seguito bisogna aprire una posizione fiscale presso l’INPS e l’INAIL, per versare i contributi previdenziali e infine scegliere il regime fiscale.
Regime fiscale per la ditta individuale: quale scegliere?
Attualmente le opzioni tra cui scegliere per il regime fiscale di una ditta individuale sono due, il regime forfettario e la contabilità semplificata. Il primo richiede che si rimanga al di sotto dei limiti di fatturazione imposti dal proprio Codice ATECO, che non si eroghino pagamenti per i collaboratori superiori ai 5.000€ l’anno e che non si appartenga a regimi fiscali convenzionati.
Tra i vantaggi di questa formula c’è l’aliquota Irpef al 5%, valida per i primi 5 anni d’attività, l’aliquota per i contributi INPS al 27,72% oppure il regime agevolato fisso al 35%. Per rientrare nella contabilità semplificata invece bisogna avere un fatturato inferiore a 400.000€ l’anno, per le attività che offrono servizi oppure di 700.000€ per le ditte che vendono beni, iscriversi al Registro delle Imprese, alla gestione separata INPS e mettersi in regola con l’Irap, i contributi IVA e Irpef.
La procedura da seguire per l’scrizione al Registro delle Imprese è piuttosto semplice. Basta mandare una Comunicazione Unica d’Impresa per via telematica, che permette di effettuare in una sola volta tutte le procedure richieste per l’apertura della Partita IVA e delle varie iscrizioni d’impresa. Le comunicazioni giungono al Registro delle Imprese, che in seguito si preoccupa di smistare le pratiche agli organi competenti.
Quanto costa aprire una ditta individuale
I costi di apertura di una ditta individuale sono piuttosto contenuti, pari a meno di 200€ compresa l’iscrizione alla Camera di Commercio. Invece i costi di gestione dipendono da due fattori, il regime fiscale e il fatturato. Rientrando nel regime forfettario le spese non sono molto elevate, infatti si parla del 5% per l’Irpef sul fatturato e del 27,72% per i contributi INPS, che come abbiamo visto sono anch’essi agevolati. Ovviamente la contabilità semplificata ha dei costi di gestione decisamente più alti, ma tramite la gestione semplificata è possibile risparmiare su alcune spese, come quelle legate al commercialista.