Come aprire un’impresa agricola biologica: requisiti 2018, procedure e analisi del settore
Con la crisi economica e la disoccupazione ancora su livelli alti, l’agricoltura biologica rappresenta un’ottima opportunità d’investimento per i giovani. Diventare imprenditori biologici è sicuramente una sfida, in cui bisogna fare i conti con una normativa di legge come quella italiana tra le più severe in Europa. Tuttavia il mercato in forte crescita offre ampio spazio ai giovani che vogliono cimentarsi con l’autoimprenditorialità agricola nel 2018.
Gli italiani che comprano biologico sono in netto aumento negli ultimi anni, tanto che oltre una famiglia su quattro ha dichiarato di acquistare regolarmente prodotti biologici. Oltre ai consumi interni in aumento cresce anche il mercato legato alle esportazioni di prodotti biologici, sia verso gli altri Paesi della UE che sui mercati di USA e ASIA, Cina in testa.
È evidente come aprire un’impresa agricola biologica oggi sia sicuramente un buon affare, tuttavia servono un business plan accurato e l’individuazione di una nicchia di mercato proficua e non eccessivamente concorrenziale. Vediamo quindi come fare per aprire un’impresa agricola biologica nel 2018, ma allo stesso tempo quali sono i numeri del settore e che prospettive ci sono per i prossimi anni per il biologico italiano.
Come aprire un’azienda agricola biologica: business plan
Il primo aspetto da considerare prima di aprire una qualsiasi attività imprenditoriale è quella del business plan, cioè un piano d’impresa dettagliato sviluppato intorno al proprio modello di business. Naturalmente è possibile appoggiarsi a dei professionisti esperti durante questa fase, soprattutto se l’obiettivo è quello di partecipare ai bandi per l’aggiudicazione dei fondi europei.
Tuttavia qualsiasi progetto imprenditoriale necessita di uno studio approfondito del settore, tenendo conto di alcuni punti fondamentali tra cui:
- analisi del settore
- studio della concorrenza
- idea di business
- fasi tecniche di produzione
- strategie di marketing
- vendita al dettaglio o all’ingrosso
- individuazione dei prodotti
- programmazione degli investimenti
- reperimento dei finanziamenti necessari
Tutto deve partire dall’idea di business, che deve essere basata sullo studio del settore e sull’individuazione di una nicchia che offra un discreto margine. Intorno a questo modello bisogna pianificare tutti i passaggi imprenditoriali e tecnici, dalla scelta del terreno più adatto a quello delle coltivazioni, dalla progettazione delle fasi di produzione a quelle di raccolta, di stoccaggio, di trasporto e di vendita.
Un modello accurato di business permette di pianificare gli investimenti necessari alla creazione della propria attività, organizzando il rientro dai finanziamenti in base alle stime sulla produzione e sulla crescita della propria impresa agricola biologica. Inoltre un business plan consente di accedere ai fondi europei, oppure di presentarsi alle banche con un progetto imprenditoriale serio e affidabile, che semplifica la concessione di prestiti a medio e lungo termine per lo sviluppo della propria azienda.
Come ottenere la qualifica di imprenditore agricolo professionale (IAP): requisiti
Il primo requisito per aprire un’impresa agricola biologica è lo IAP, ovvero la figura obbligatoria dell’imprenditore agricolo professionale, come previsto dal DL n.99 del 29/03/2004. Per ottenere questa certificazione è necessario avere delle profonde conoscenze professionali in campo agricolo, ricevere almeno il 50% del proprio reddito da attività agricole e risultare impiegato per almeno la metà delle proprie ore lavorative in un’impresa agricola, come lavoratore dipendente o come socio.
Inoltre bisogna avere almeno una delle seguenti qualifiche, tra cui un diploma nelle seguenti discipline:
- Scienza delle Tecnologie Alimentari
- Istituto Tecnico Agrario
- Scienza delle Produzioni Animali
- Scienze Agrarie o Forestali
- Medicina Veterinaria
In alternativa è necessario risultare impiegato in una società agricola da almeno 3 anni, come titolare, dipendente, socio o familiare, oppure aver frequentato un corso di settore professionalizzante, per un numero di ore minimo superiore al limite imposto dalle normative della propria regione di residenza. Infine è obbligatorio per ottenere lo IAP essere regolarmente iscritti alla gestione previdenziale e assistenziale per l’agricoltura.
Partita IVA agricola: come richiederla
Una volta sviluppato il proprio business plan, ottenuti i fondi e la qualifica IAP prevista dalla legge, per avviare un’impresa agricola biologica bisogna aprire la Partita IVA agricola. Si tratta di una posizione fiscale che permette di usufruire di diverse agevolazioni, disponibile per gli imprenditori agricoli, gli allevatori e i selvicoltori. Tale partita IVA risulta collegata al Codice ATECO 01 Agricoltura, da abbinare a una ditta individuale oppure a una società, di soci, di persone o di capitali.
La Partita IVA agricola permette di beneficiare di speciali trattamenti fiscali tra cui l’adesione al regime fiscale di esonero, purché il proprio fatturato non superi i 7.000€ l’anno e non siano riconducibili alla vendita diretta di prodotti agricoli, per almeno il 65% del fatturato complessivo. In questo modo non si è obbligati all’emissione delle fatture, né alla presentazione della dichiarazione dei redditi o al pagamento dell’IVA.
Tuttavia, nonostante non sia necessario pagare l’Irpef sul fatturato, questa tassa viene applicata invece sulla rendita catastale dei terreni, quindi bisogna comunque effettuare la dichiarazione dei redditi ma compilare soltanto la sezione RA, relativa appunto ai redditi da terreni. Tale norma però riguarda soltanto i proprietari delle terre su cui risiede la propria azienda agricola, mentre non viene applicata per gli affitti o i comodati d’uso.
La Partita IVA agricola può essere aperta direttamente presso l’Agenzia delle Entrate, negli uffici della Coldiretti oppure tramite i servizi online della Camera di Commercio, tra cui ComUnica. Inoltre bisogna aprire una posizione previdenziale presso l’Inps e iscrivere la propria impresa alla Camera di Commercio. I documenti necessari sono la carta d’identità, il codice fiscale ed eventualmente le visure catastali relative ai terreni di proprietà.
Certificazione biologica: come ottenerla
Dopo aver ottenuto la Partita IVA agricola è possibile iniziare a creare e sviluppare la propria impresa agricola biologica, tuttavia sarà indispensabile rispettare tutti i vincoli previsti dalla normativa di legge per ottenere le certificazioni di azienda biologica. L’iter per la richiesta delle certificazioni è piuttosto lungo e complesso e parte dall’obbligo dell’associazione con un organismo di controllo autorizzato dal Ministero dell’Agricoltura.
Nell’elenco consultabile a questo link compaiono:
- CODEX Srl, Catania
- Suolo e Salute Srl, Bologna – Pesaro e Urbino
- BIOS Srl, Vicenza
- ICEA, Bologna
- Bioagricet Srl, Bologna
- Ecogruppo Italia Srl, Catania
- CCPB Srl, Bologna
- SIDEL CAB Spa, Bologna
- ABCERT Srl, Bolzano
- Q Certificazioni Srl, Siracusa
- Valoritalia Srl, Roma – Asti
- SIQURIA Spa, Verona
- CEVIQ Srl, Udine
- Agroqualità Spa, Roma
- Istituto Nord Ovest Qualità Soc. Coop, Cuneo
- Dipartimento di Qualità Agroalimentare Srl, Roma
Dopo essersi associati a un organismo di controllo bisogna effettuare una serie di segnalazioni al Ministero dell’Agricoltura, tra cui quella relativa alla percentuale del terreno agricolo della propria azienda che sarà destinata alla coltivazione biologica. Ovviamente in caso di modifiche alla superfice occupata dal biologico andranno effettuate delle nuove segnalazioni, con la notifica dei cambiamenti produttivi tramite l’apposita modulistica.
Per la gestione ogni anno è necessario presentare il PAP, il Programma Annuale delle Produzioni biologiche. Si tratta di un rapporto preventivo sulla stima relativa alla produzione per l’anno a venire, da compilarsi telematicamente entro il 31 gennaio di ogni anno sui sistemi messi a disposizione dalle regioni. A seconda del settore è presente un PAP specifico per la propria attività agricola biologica.
I PAP attualmente esistenti sono:
- PAPV – Produzioni vegetali
- PAPZ – Produzioni zootecniche
- PAPA – Produzioni d’acquacoltura
- PAP – Preparazioni
- PAI – Importazioni
Seguendo questi procedimenti, dopo un periodo di 3 anni, è possibile finalmente ricevere la tanto agognata certificazione di agricoltura biologica. Naturalmente l’imprenditore agricolo è tenuto alla rendicontazione di tutte le fasi produttive, specialmente per quanto riguarda le sostanze somministrate alle coltivazioni, le lavorazioni e le raccolte, informazioni da inserire nel Quaderno di Campagna. Questo documento obbligatorio dovrà essere mostrato in caso di controlli da parte delle autorità competenti.
I numeri del biologico in Italia
Per capire se convenga o meno aprire un’azienda biologica è importante analizzare i numeri relativi al mercato dell’agricoltura biologica in Italia. Secondo i dati del 2017 il settore è cresciuto nel nostro Paese del 16,6% rispetto all’anno precedente, raggiungendo un fatturato di 1 miliardo e 451 milioni di euro. Le famiglie che hanno dichiarato di aver comprato durante l’anno prodotti di origine biologica sono oltre il 78%, sintomo di un aumento della sensibilità popolare verso questo tema.
Inoltre ben una famiglia su quattro afferma di comprare con regolarità prodotti agricoli biologici, inserendoli ormai come punto fisso all’interno della propria alimentazione. Il numero delle imprese attive nel biologico è aumentato dal 2013 del 40%, a dispetto di una forte diminuzione delle aziende agricole tradizionali in calo del 46%. La maggior parte della domanda di prodotti biologici arriva dal mercato interno, che ha pesato per oltre 3,5 miliardi di euro nel 2017, con un export in aumento vicino ai 2 miliardi di euro nell’anno precedente.
Per quanto riguarda il mercato estero la sola Germania rappresenta il 40% delle esportazioni totali italiane di prodotti biologici, ma sono in netta crescita anche il mercato asiatico e quello nordamericano. Complessivamente in Italia sono operative nel mercato dell’agricoltura biologica circa 60 mila imprese, di cui oltre 24 mila sono nuove aziende con un alto tasso d’innovazione e di occupazione giovanile. La maggior parte delle imprese si trova al Sud, 55,8%, seguite dalle aziende del Nord, 23,4% e del Centro, 20,8%.
La Sicilia si aggiudica il primo posto tra le regioni per numero di imprese biologiche, con quasi il 16% del totale, mentre tra le città italiane quella più Bio è Bari, con oltre 2.600 aziende biologiche certificate. Prendendo in considerazione la composizione giuridica delle imprese circa l’11% ha scelto la forma di Spa, con una forte prevalenza delle piccole imprese che rappresentano quasi il 60% del settore.
La riforma del biologico in Europa: previsioni e prospettive del settore
Le regole sull’agricoltura biologica saranno presto cambiate, come previsto dalle nuove norme in materia varate dalla UE, che entreranno effettivamente in vigore dal primo gennaio del 2021. La riforma vede finalmente la luce dopo un lungo processo durato ben 4 anni, con lunghe ed estenuanti trattative che hanno visto le parti in causa combattere per ogni singolo punto della normativa.
Il provvedimento detterà le linee guida sulle coltivazioni biologiche europee dei prossimi anni, delineando i prodotti permessi e le sanzioni per chi non si adatterà alle nuove disposizioni. In particolare le piccole aziende del biologico potranno costituire dei gruppi associativi, riducendo i costi di gestione e di sponsorizzazione dei propri prodotti, tramite un iter burocratico semplificato.
Inoltre l’Unione Europea creerà una piattaforma specifica per promuovere la diffusione dei prodotti agricoli biologici, per facilitare l’incontro tra la domanda e l’offerta. Continuerà ad essere permesso l’utilizzo di sementi tradizionali, proroga che rimarrà in vigore fino al 2035 quando questa pratica sarà completamente messa al bando, pena la perdita delle certificazioni di azienda biologica.
I controlli verranno effettuati dagli organismi nazionali preposti ogni anno, sia nelle aziende agricole legate alla produzione diretta sia alle imprese di lavorazione, trasformazione, vendita al dettaglio e all’ingrosso di prodotti biologici. Le aziende che risulteranno in regola per 3 anni di fila potranno ricevere una diminuzione della frequenza di tali controlli, fino a un massimo di 2 anni. Invece per quanto riguarda i limiti alle sostanze chimiche è arrivata purtroppo una brusca battuta d’arresto.
Infatti sebbene Paesi come l’Italia, che prevedono limitazioni stringenti all’uso dei pesticidi nell’agricoltura biologica, potranno continuare a mantenere tale livello qualitativo non potranno opporsi alla commercializzazione di prodotti europei che rispondono a normative nazionali differenti. In questo modo la qualità del biologico italiano non sarà protetta contro le soglie meno rigide degli altri Paesi, che avranno purtroppo un netto vantaggio in termini di costi di produzione e di resa agricola.
Il futuro del biologico perciò sarà sempre più legato all’informazione verso i consumatori, un punto cruciale per difendere le piccole e medie imprese che continueranno a puntare sulla qualità dei loro prodotti. Nonostante le sfide per questo importante asset economico siano ancora molte, il mercato biologico italiano continua a registrare numeri in forte crescita in tutti i settori, un trend positivo che offre innumerevoli opportunità specialmente ai giovani, i veri protagonisti dell’agricoltura sana e sostenibile che caratterizzerà il futuro del biologico.