Che cosa sono e come funzionano i futures
I futures rappresentano una delle tipologie di strumenti complessi che fanno parte dei mercati finanziari. Si tratta, in particolare, di strumenti finanziari standardizzati, grazie a cui gli investitori hanno la possibilità di impegnarsi a vendere o a comprare delle attività finanziarie o dei beni reali, in una data futura, sulla base di un prezzo prestabilito. Al pari delle opzioni, anche i futures rientrano nella lista degli strumenti derivati. Essi possono riguardare un assortimento molto ampio di asset, come per esempio gli indici finanziari, le obbligazioni, le azioni, le valute e le materie prime.
I contratti standardizzati
Ma che cosa vuol dire che i futures sono standardizzati? Molto semplicemente, che vengono definiti in anticipo aspetti come la scadenza, la quantità e il prezzo. I futures, inoltre, vengono negoziati su mercati regolamentati: per esempio negli Stati Uniti è il CME (Chicago Mercantile Exchange). Questi contratti nei mercati finanziari permettono a chi vende e a chi compra di impegnarsi a scambiare un certo numero di azioni o di altri beni a un prezzo concordato. La Borsa può agire da intermediario, così da assicurare che l’accordo venga rispettato, anche perché le controparti non si conoscono direttamente.
Il funzionamento dei futures
Vediamo, dunque, come funzionano i futures. Prima di tutto, un trader prende una posizione: se vende il contratto future, si tratta di una posizione corta, cioè short; se acquista il contratto future, si tratta di una posizione lunga, o long. In seguito, è necessario versare un margine, che corrisponde a una parte del valore del contratto e che serve da cauzione. Tramite il mark to market, i futures vengono valutati al valore di mercato tutti i giorni; ciò fa sì che le perdite e i profitti possano essere registrati, con quotidiani aggiustamenti del conto di margine. Quando il contratto scade, esso può essere regolato in contanti o attraverso la consegna vera e propria del bene sottostante; va detto, comunque, che quasi tutti i contratti vengono conclusi in anticipo rispetto alla loro scadenza.
Un esempio concreto
Immaginiamo di essere interessati a far trading con un indice la cui quotazione è pari a 5.000 €. Nel caso in cui si pensi che dopo un mese il mercato arriverà a 7.000 €, ecco che si farà riferimento a un contratto future per l’acquisto a tale cifra. Quando il contratto scadrà, nel caso in cui l’indice abbia superato i 7.000 € si potrà generare un profitto eseguendo il contratto per comprare al prezzo prestabilito di 7.000 €. La somma stabilità dovrà essere pagata anche quando il prezzo prestabilito non viene raggiunto: in tal caso, ovviamente, si ha a che fare con una perdita, la cui entità è proporzionale al valore del contratto.
La nascita dei futures
Le origini dei futures sono molto più antiche di quel che si possa immaginare: basti pensare che già nel XVII secolo, in Giappone, era diffusa la consuetudine di garantire il prezzo del raccolto nell’eventualità di eventi atmosferici sfavorevoli. In sostanza, i contratti futures delle origini non erano altro che uno strumento di prevenzione, con il quale ci si proteggeva dalle incertezze correlate alle oscillazioni del mercato e al meteo. Questi futures riguardavano materie prime come il pesce, il bestiame, la seta e il riso. A mano a mano che, con il passare degli anni, le transazioni venivano organizzate e formalizzate in modo sempre più strutturato, questo strumento andò incontro a una progressiva evoluzione. Una data importante in tal senso è quella del 1848, anno in cui è nato il Chicago Board of Trade, che in un primo momento era incentrato sul grano ma in seguito ha ampliato la varietà di prodotti coinvolti.
Le categorie di contratti futures
I contratti futures sono classificati a seconda del tipo di asset a cui si riferiscono, sia che si tratti di un’attività finanziaria sia che si tratti di un bene reale. Ci sono, dunque, i futures di metalli preziosi e di criptovalute, ma anche i commodity futures e i financial futures. Questi ultimi a loro volta comprendono gli interest rate futures, che sono collegati ai tassi di interesse, e i treasury bond state, che riguardano i titoli di Stato e altri tipi di obbligazioni, ma non vanno dimenticati i currency futures.