Come funzionano i titoli di Stato italiani: guida completa agli investimenti
Secondo uno studio condotto da Bankitalia, la ricchezza complessiva delle famiglie italiane è cresciuta leggermente nel 2017, con un aumento significativo delle attività finanziarie rispetto a quelle reali. Nonostante la quota relativa ai titoli di Stato sia scesa al 20%, continua a rappresentare uno degli strumenti principali per gli investimenti e la protezione del capitale. Tuttavia la maggior parte degli italiani ha una conoscenza sommaria e superficiale dei titoli pubblici, perciò si affida per investire a consulenti finanziari e banche specializzate.
Per questo motivo nell’approfondimento di oggi tratteremo l’argomento titoli di Stato in maniera approfondita, offrendo una base teorica sul funzionamento di titoli pubblici italiani, il cui valore in termini assoluti, nei portafogli d’investimento nazionali, è stimato in 121 miliardi di euro. Una cifra ancora rilevante dunque, che evidenzia l’importanza ricoperta da tale strumento nella gestione finanziaria dei capitali privati. In particolare vedremo le varie tipologie di titoli di Stato e il loro rendimento.
Titoli di Stato: cosa sono e come funzionano
Ogni giorno si sente parlare in radio, giornali e TV dei titoli di Stato, con notizie in merito allo spread, ai tassi d’interesse e all’influenza che questi strumenti hanno sull’economia reale del Paese. Eppure non sempre è chiaro di cosa si tratti esattamente. I titoli di Stato sono dei titoli di debito, ovvero dei certificati con i quali lo Stato ottiene investimenti sui mercati, interni o esterni, offrendo in cambio un rendimento. Con la liquidità raccolta vengono finanziate varie attività, soprattutto quelle legate allo sviluppo socio-economico del Paese.
L’obiettivo dei titoli di Stato è proprio quello di migliorare l’economia di una Nazione, poiché se questa cresce il maggiore gettito fiscale consentirà di ripagare i tassi d’interesse dei titoli emessi. Ovviamente è importante scegliere attentamente i settori e le attività da finanziare, altrimenti il rischio è quello di generare debito e non crescita economica, pagando i rendimenti dei titoli con ulteriori emissioni o prestiti presso la Banca Centrale.
Tipologie di titoli di Stato
Nonostante il funzionamento dei titoli di Stato possa sembrare piuttosto semplice, in realtà esistono delle differenze rilevanti tra le varie tipologie emesse dal Tesoro. Oltre alla durata, i vari titoli si diversificano per il calcolo degli interessi, il pagamento della cedola e altri aspetti correlati, che vanno analizzati accuratamente prima di scegliere i titoli di Stato giusti, su cui investire i propri risparmi.
BTP Italia
- Durata: 4, 6, 8 anni
- Rendimento: cedola semestrale
- Tipo investimento: medio termine
Si tratta di titoli relativamente moderni, indicizzati rispetto all’inflazione, che consentono di proteggere il capitale investito contro l’aumento dei prezzi. La durata dei BTP Italia può essere di 4, 6 o 8 anni, con pagamento della cedola (rendimento) ogni sei mesi. Semestralmente vengono anche rivalutati in base ai livello dei prezzi al consumo, comportando un aumento o una diminuzione del proprio capitale.
I BTP Italia prevedono la garanzia dello Stato su quanto investito, perciò vengono considerati un’operazione a basso rischio. I rendimenti vengono quindi pagati con cedole periodiche ogni sei mesi, fino al termine dell’investimento, ma sono soggetti all’indicizzazione dei prezzi legati all’inflazione, perciò possono fluttuare a seconda dell’andamento dell’economia.
BOT – Buoni Ordinari del Tesoro
- Durata: 3, 6, 12 mesi
- Rendimento: scarto d’emissione
- Tipo investimento: breve termine
A differenza dei BTP, i BOT, Buoni Ordinari del Tesoro o buoni zero-coupon, sono degli investimenti a breve termine, caratterizzati da una durata massima di 12 mesi, con intervalli intermedi di 3 e 6 mesi. Il rendimento viene stabilito interamente dalla differenza di valore, confrontata dal momento della scadenza rispetto al prezzo di acquisto, denomitata anche remunerazione a scarto d’emissione. Possono essere acquistati esclusivamente tramite asta, alla quale possono partecipare soltanto gli investitori istituzionali e privati accreditati.
Tuttavia è possibile rivolgersi presso intermediari autorizzati, banche e operatori finanziari, i quali possono applicare commissioni ai propri clienti per il ricollocamento, fissate entro certi limiti dalla normativa di legge. Le percentuali sui costi possono arrivare fino allo 0,03% per i titoli fino a 80 giorni, allo 0,05% per quelli fino a 140 giorni, allo 0,10% per i titoli fino a 270 giorni e allo 0,15% per quelli fino a 12 mesi. Il taglio minimo è di 1.000€.
CTZ – Certificati del Tesoro Zero Coupon
- Durata: 24 mesi
- Rendimento: scarto d’emissione
- Tipo investimento: breve termine
I CTZ, Certificati del Tesoro Zero Coupon, sono dei titoli dìcon durata fissa di 24 mesi dalla data di emissione. Anche in questo caso non offrono un tasso d’interesse, ma il rendimento è dato interamente dalla differenza tra il prezzo corrisposto e il loro valore nominale, ovvero dallo scarto d’emissione. I tagli minimi sono pari a 1.000€, mentre gli acquisti devono essere effettuati tramite intermediari autorizzati, previa prenotazione.
CCT – Certificati di Credito del Tesoro
- Durata: 7 anni
- Rendimento: cedole semestrali con interessi variabili
- Tipo investimento: lungo termine
Un’altra tipologia di titoli di stato sono i CCT, i Certificati di Credito del Tesoro. Si tratta di titoli a lungo termine, con durata di 7 anni, caratterizzati dal pagamento di una cedola con cadenza semestrale. Il tasso d’interesse è variabile, indicizzato in relazione all’andamento dei BOT a 6 mesi più uno spread, con ulteriore margine dettato dallo scarto d’emissione. Il taglio minimo è di 1.000€.
CCTeu – Certificati di Credito del Tesoro indicizzati Euribor 6 mesi
- Durata: 7 anni
- Rendimento: cedole semestrali con interessi variabili
- Tipo investimento: lungo termine
I CCTeu sono una variante dei CCT, differenziati per l’indicizzazione delle cedole rispetto all’Euribor a 6 mesi invece che ai BOT. La remunerazione è data dal pagamento di un tasso d’interesse, la cedola semestrale di cui sopra, più uno spread e l’eventuale scarto d’emissione. Il rimborso è previsto a scadenza in un’unica soluzione, con taglio minimo di 1.000€.
BTP – Buoni del Tesoro Poliennali
- Durata: da 3 a 50 anni
- Rendimento: cedole semestrali con interessi variabili
- Tipo investimento: medio-lungo termine
I BTP, Buoni del Tesoro Poliennali, sono degli investimenti a medio o lungo termine, con scadenze di 3, 5, 7, 10, 15, 20, 30 e 50 anni. Il rendimento dei BTP è costituito da cedole posticipate, con remunerazione semestrale e ulteriore scarto d’emissione. Prevedono il pagamento di una cedola fissa ogni 6 mesi, inoltre sono acquistabili sul mercato secondario per tagli minimi di 1.000€ o multipli. Le commissioni bancarie caricate sui clienti possono andare dallo 0,15% per i BTP a 3 anni, fino a un massimo delo 0,45% per i BTP a 50 anni.
BTP€i – Buoni del Tesoro Poliennali indicizzati inflazione europea
- Durata: da 5 a 30 anni
- Rendimento: cedole semestrali con interessi variabili
- Tipo investimento: medio-lungo termine
I BTP€i, Buoni del Tesoro Poliennali, sono una variante dei BTP classici, indicizzati rispetto all’inflazione europea rilevata dall’Eurostat in base all’Indice dei prezzi al consumo. Il rendimento viene corrispoto semetralmente, tramite cedola posticipata fissa, con rivalutazione del capitale a scadenza. Le durate previste sono di 5, 10, 15 e 30 anni, con taglio minimo di 1.000€. Le commissioni bancarie possono andare da un minimo dello 0,15%, fino a un massimo dello 0,40%. Il rimborso avviene a scadenza in un’unica soluzione.
Regime fiscale per i titoli di Stato
Gli investimenti in titolo di Stato italiani prevedono un regime fiscale particolarmente agevolato, specialmente per le persone fisiche residenti in Italia. L’imposizione è costituita da due componenti, una diretta e l’altra invece indiretta. La prima riguarda le tasse dovute sugli interessi percetiti dai titoli pubblici, nella misura pari al 12,5% come previsto dal DL n. 239 del 1° aprile 1996.
Sono soggette al pagamento dell’imposta sostitutiva le persone fisiche, le società, gli istituti non commerciali e i soggetti che non devono corrispondere l’imposta sul reddito. Le società che investono in titoli di Stato, collegate ad attività commerciali, devono inserire tali operazioni nel calcolo del reddito imponibile. L’imposta sostitutiva viene rilevata in base ad alcuni parametri, come i rendimenti della cedola e lo scarto d’emissione, la differenza tra il valore di acquisto e quello di rimborso.
Come investire in Titoli di Stato
Per acquistare titoli di Stato, investendo una parte dei propri risparmi in strumenti a basso rischio, è necessario rivolgersi a una banca oppure a un intermediario finanziario abilitato. Tali asset possono essere acquistati sul mercato secondario, altrimenti direttamente nelle aste del Dipartimento del Tesoro. I tagli minimi sono di 1.000€, con possibilità di aumentare il capitale investito con dei multipli.
Le aste offrono il vantaggio di non presentare commissioni; per partecipare basta prenotare la propria quota presso una banca di riferimento. I termini ultimi per l’accesso alle aste è fissato in 24 ore prima del loro svolgimento. Per conoscere le date dei vari appuntamenti è possibile consultare il calendario ufficiale, sul sito web del Dipartimento del Tesoro o del Ministero dell’economia e delle Finanze. Le prossime date saranno il 21 novembre, BTP Italia, il 27 novembre, CTZ e BTP€i, il 28 novembre, BOT a 6 mesi, il 29, titoli a medio e lungo termine.
I titoli di Stato possono essere acquistati anche sul mercato secondario, il MOT, Mercato telematico Obbligazioni e Titoli di Stato. In questo caso gli investitori comprano i titoli pubblici, mettendoli a disposizione dei soggetti che vogliono acquistare tagli più piccoli. Naturalmente gli intermediari finanziari applicano delle commissioni, tuttavia nel MOT si possono sia acquistare che vendere i propri asset, garantendo una certa flessibilità del mercato.
Presso il Dipartimento del Tesoro è possibile consultare anche la lista completa degli intermedari accreditati, denominati gli specialisti dei titoli di Stato. Si tratta delle banche d’investimento principali autorizzate ad acquistare ingenti quote delle aste e dei collocamenti, presso le quali è possibile rivolgersi per gli acquisti sul mercato secondario. All’interno della lista compaiono:
- Banca IMI
- Barclays Bank
- BNP Paribas
- Citigroup Global Markets
- Crédit Agricole Corp Inv Bank
- Deutsche Bank
- Goldman Sachs
- HSBC France
- ING Bank
- JP Morgan Securities
- Merril Lynch
- Monte dei Paschi di Siena Capital Services
- Morgan Stanley
- NatWest Markets
- Nomura
- Société Générale
- Unicredit
I rischi dei titoli di Stato italiani
I titoli di Stato sono considerati investimenti a basso rischio. Ciò è dovuto principalmente, trattandosi di titoli obbligazionari pubblici, alla garanzia rappresentata dallo Stato. Ovviamente esiste sempre l’eventualità che un Paese non ripaghi i propri finanziatori, tuttavia è un’ipotesi decisamente remota, soprattutto tenendo presente che l’Italia è inserita all’interno dell’Unione Europea, anzi è uno dei Paesi membri con l’economia più grande in termini assoluti.
Oltre alle politiche monetarie della BCE, la Banca Centrale Europea, che con il quantitative easing, QE, supporta gli Stati nei momenti di difficoltà economica, la presenza dell’Italia nella UE suggerisce un cauto ottimismo sulla remota possibilità di un default tecnico. Allo stesso tempo esiste però un altro genere di rischio, ovvero quello legato alla perdita di una parte del capitale investito.
Come abbiamo visto, i titoli di Stato possono prevedere un rendimento costante, oppure una remunerazione data tra la differenza tra il prezzo di acquisto e quello di vendita, o di fine scadenza. Se al momento del rimborso il titolo dovesse valere di meno, ad esempio a causa dell’inflazione, naturalmente ciò causerebbe una perdita più o meno elevata del valore nominale di suddetti titoli, quindi del proprio capitale.
Per questo motivo il Ministero dell’Economia e delle Finanze, attraverso il Dipartimento del Tesoro, fornisce periodicamente agli investitori degli indicatori di rischio. Tali fattori si basano su alcuni parametri di valutazione dei titoli emessi, come l’average refixing period, il tempo medio per l’attualizzazione ai nuovi tassi di mercato e la duration, la durata del titolo all’interno del portafoglio d’investimento.
Gli indicatori di rischio sono disponibili ogni 3 mesi sul sito ufficiale del Dipartimento del Tesoro, oppure basta cliccare sul link di approfondimento presente in basso. Ad esempio quelli più aggiornati, relativi al terzo trimestre del 2018, mostrano una certa fluttuazione del rischio, sceso nel 3° trimestre a 5,25 punti per la duration e 5,67 punti per l’arp, contro i 5,40 e 5,73 punti del 2° trimestre, oppure i 5,63 e 5,79 punti del 1° trimestre.
Rendimenti dei titoli di Stato
Diamo infine un’occhiata ai rendimenti dei titoli di Stato italiani. Tuttavia è d’obbligo una premessa. Quando si analizzano i titoli non bisogna prendere in considerazione lo spread, il differenziale tra i tassi dei titoli di Stato italiani e i Bund tedeschi. Tale rapporto infatti è un indicatore utile per gli analisti, per stabilire previsioni d’investimento sugli asset del nostro Paese, oltre a una serie di previsioni economiche e finanziarie.
Per un piccolo investitore è invece più importante studiare i rendimenti dei titoli stessi, evitando complesse analisi macroeconomiche che richiedono competenze e un’esperienza pluriennale. Innanzitutto è fondamentale capire alcuni concetti essenziali, per capire esattamente il tipo di investimento più adatto alle proprie necessità. Ad esempio, di solito, i titoli a breve scadenza da 3 mesi a un anno offrono rendimenti piuttosto bassi, mentre quelli a medio e lungo termine interessi più elevati.
Si tratta di un principio semplice, infatti con un titolo a 10 o 30 anni il capitale dovrà rimanere immobilizzato a lungo, mentre con un titolo a 6 mesi sarà possibile sbloccarlo in breve tempo. Allo stesso tempo i titoli a lunga scadenza sono caratterizzati da un rischio più alto, poiché esposti all’inflazione, ai fattori macroeconomici, alle crisi economiche e a una situazione sociale e politica impossibile da prevedere su orizzonti così distanti.
Al contrario durante i periodi di forte crisi, come quello attuale in Italia e le situazioni degli anni passati in Grecia, Spagna e Portogalli, i rendimenti dei titoli nel breve e medio periodo tendono ad aumentare. Ciò è necessario per non far scappare gli investitori, preoccupati dalla situazione del Paese, offrendo loro tassi d’interesse più elevati. Nelle crisi economiche i titoli a breve e medio termine risultano spesso più remunerativi, rispetto a quelli a lunga scadenza.
Inoltre bisogna fare un’ulteriore precisazione. Per valutare correttamente i titoli di Stato, prima di investire il proprio capitale, vanno eseguiti dei calcoli tra il prezzo d’acquisto e il rendimento. Il guadagno effettivo per un investitore viene dal rendimento percepito durante la durata dell’asset, più la differenza tra il prezzo d’acquisto e quello di vendita. Se il tasso d’interesse può variare limitatamente, il valore stesso del titolo può cambiare sensibilmente, in quanto dipende dal mercato. In poche parole se nessuno vuole comprare il titolo il suo valore diminuirà fortemente, altrimenti si manterrà piuttosto elevato.
Titoli di Stato: conviene investire?
Questa guida non vuole favorire gli investimenti, ma semplicemente fare un po’ di chiarezza su un argomento così vasto e importante come i titoli di Stato. Si tratta di uno strumento indispensabile per ogni Paese, che attraverso il posizionamento sul mercato dei propri titoli trova i finanziamenti necessari per lo sviluppo della propria economia. Tuttavia per un piccolo risparmiatore possono rappresentare una sfida ostica, perciò bisogna sempre rivolgersi a degli investitori professionisti, banche specializzate in questo genere di servizi finanziari che possono offrire un’assistenza adeguata.
Allo stesso tempo è importante conoscere il funzionamento dei titoli di Stato, capire le differenze tra le varie tipologie, come fare per analizzare i rendimenti e inserirli all’interno del proprio portafoglio d’investimento. I titoli pubblici sono un ottimo asset a basso rischio, nonostante le turbolenze economiche e le crisi internazionali, perciò non dovrebbero mai mancare tra i propri asset. Per un investitore anche un momento come quello attuale può rappresentare un’opportunità, ma vanno trovati i prodotti giusti, acquistati al prezzo migliore, venduti quando le condizioni sono favorevoli e, sempre, diversificando il più possibile il proprio portafoglio d’investimento.
Approfondimenti
Tipologie di titoli Stato, Dipartimento del Tesoro
Regime fiscale titoli di Stato, Dipartimento del Tesoro