Esportazioni italiane 2017-2018
Analisi dell’export delle imprese italiane. Risultati operativi della bilancia commerciale. Quote di mercato delle regioni italiane e aree geografiche di maggiore interesse. Previsioni e prospettive per il commercio estero delle imprese italiane nei prossimi anni.
Esportazioni 2017: cala l’export in Africa e Asia, aumenti in America
Secondo i dati forniti dall’Istat e contenuti nel rapporto 2018 sul “Commercio estero e attività internazionali delle imprese”, complessivamente nel 2017 è diminuita la quota di mercato dell’Italia nelle esportazioni mondiali di merci, passata dal 2,95% del 2016 al 2,92% del 2017. Tale risultato è dovuto principalmente al rallentamento dell’export in Asia, sceso dall’1,25% all’1,14% e in Africa settentrionale, che dal 7,5% si è ridotto al 7,36%.
In aumento invece le quote delle esportazioni mondiali relative alle imprese italiane in America meridionale, passate dall’1,56% del 2016 all’1,63% del 2017 e in America settentrionale, salite all’1,91% nel 2017 rispetto all’1,83% del 2016. Bene le esportazioni di servizi che nel 2017 hanno fatto registrare una crescita dell’8,4%, mentre sono calati nettamente gli investimenti delle aziende italiane all’estero, -52,3% nell’anno passato.
Per quanto riguarda i Paesi di sbocco per i prodotti e i servizi legati al Made in Italy la Germania si conferma al primo posto, con una quota del 12,5% delle esportazioni, seguita dalla Francia con il 10,3%, dagli Stati Uniti con il 9%, dalla Spagna e dal Regno Unito con il 5,2% per entrambe. Diversi i settori dove l’Italia occupa un posto di primo piano nello scacchiere mondiale, tra cui la vendita e la commercializzazione di materiali in terracotta, 25,72% del mercato globale, i lavorati in cuoio, 13,84%, le pietre lavorate, 13,48% e i prodotti industriali in metallo, 10,46% delle esportazioni mondiali.
Prendendo in considerazione le variazioni sui volumi dell’export invece, i mercati più prolifici per le esportazioni italiane sono stati nel 2017 la Cina, +22%, la Russia, +19,3%, la Spagna, +10,2% e gli Stati Uniti, +9,8%. Su un totale di 195.745 imprese esportatrici oltre il 45% appartiene al settore manifatturiero, un comparto in forte crisi negli ultimi anni ma ancora in grado di spingere l’export italiano. Tuttavia sale la quota delle aziende commerciali, 41%, mentre quelle che operano in altre nicchie di mercato valgono nel complesso il 13,9% dell’export tricolore.
Export italiano in aumento nei primi 4 mesi del 2018, nonostante la contrazione del mese di maggio
L’economia italiana continua a far registrare una leggera ripresa tendenziale nel 2018, nonostante i ribassi delle stime sul PIL del 2018 annunciate dall’Unione Europea e dal FMI. Al di là delle difficoltà insite nel mercato interno, il settore delle esportazioni si conferma un traino per l’economia nazionale, con una crescita dell’export nel 2017 del 7,4% rispetto al 2016.
Per quanto riguarda il 2018, in base ai dati forniti dall’Istat per il mese di maggio nel report “Commercio con l’estero e prezzi all’import”, nel periodo gennaio-maggio le esportazioni italiane all’estero sono aumentate del 3%. Questo risultato è dovuto soprattutto alla crescita delle vendite dei prodotti in metallo, +6,4% rispetto allo stesso periodo del 2017, dei prodotti agroalimentari, +4,9%, dei prodotti tessili, d’abbigliamento e degli accessori, +3,6% e dell’export di articoli medicali e prodotti farmaceutici, +4,7%.
Tuttavia nel mese di maggio di quest’anno le esportazioni hanno rallentato, facendo segnare una diminuzione netta dell’1,6%, a fronte di un aumento delle importazioni pari allo 0,8%. L’inversione di tendenza ha interessato specialmente il mercato extra UE, -3,1%, mentre le esportazioni all’interno del mercato unico europeo hanno fatto registrare una diminuzione meno marcata, -0,5%.
La riduzione dell’export nel mese di maggio riguarda principalmente alcuni settori specifici, tra cui l’Automotive -10%, la vendita di articoli sportivi, di strumenti musicali e di prodotti medicali, -7,8%, le esportazioni di macchinari e apparecchi, -3% e di prodotti chimici, -4,2%. Al contrario sempre nel mese di maggio risulta in forte crescita l’export di prodotti petroliferi raffinati, +14,1%, oltre alla vendita di articoli e accessori d’abbigliamento, +5,1% rispetto al mese precedente.
Altrettanto positivi i risultati nel mese di maggio della vendita di prodotti di pelletteria, +3,3%, di prodotti di elettronica, +4,4% e il comparto alimentare, +0,9%. In particolare il forte calo nelle esportazioni nel mese di maggio è riconducibile all’andamento negativo del settore energetico, -7,9% e alla vendita di beni strumentali, -2,7%, dati che hanno causato la contrazione dell’export a livello congiunturale.
Export giugno 2018: crescita dell’8% e ripresa del settore marittimo
Secondo gli ultimi dati aggiornati forniti dall’Istat, in merito alle esportazioni italiane verso l’estero relative al mese di giugno, l’export ha fatto registrare un aumento congiunturale del 7,9% verso i Paesi extra UE. In particolare tale risultato è dovuto all’ottima performance del settore navale, le cui vendite di mezzi marittimi sono cresciute del 2,1% trainando l’interno settore delle esportazioni.
Nel dettaglio è aumentato l’export verso la Svizzera, +55,1% nel mese di giugno, negli Stati Uniti, +18,8% e India, +11,6%, mentre sono calate le esportazioni verso i Paesi mediorientali, -13,1% e in particolare in Turchia, -12,5% ma anche verso la Russia, -9,9%. Complessivamente l’export su base annua nel mese di giugno del 2018 fa segnare una crescita dell’8%, con il comparto energetico che mostra un aumento marcato dell’11,5%, lo stesso rilevato per la vendita di beni strumentali e di consumo, +9,5% per entrambi.
Le principali regioni italiane per valori dell’export nel 2018
In base ai dati forniti dall’Istat sulle esportazioni italiane, la Lombardia si conferma anche nei primi 3 mesi del 2018 come la regione italiana con la quota maggiore nelle esportazioni. Nel complesso l’export delle aziende lombarde ha fatto segnare ricavi per 120.334 milioni di euro nel 2017, mentre da aprile a maggio 2018 i ricavi sono stati di 31.383 mln di euro, con una quota del 27,9% delle esportazioni italiane in aumento rispetto al 26,9% del 2017.
Secondo l’analisi trimestrale effettuata da Unioncamere Lombardia, sui risultati delle esportazioni delle aziende lombarde, l’export nel primo trimestre del 2018 è cresciuto del 7,9% su base annua, con un risultato superiore del 3,3% rispetto alla media nazionale. I volumi delle esportazioni hanno superato gli 8 milioni di tonnellate, con il comparto manifatturiero che rappresenta il 97,6% dell’export lombardo.
Tra i principali settori merceologici c’è la vendita di mezzi di trasporto, specialmente nel mercato aerospaziale, in crescita del 28,9% rispetto al primo trimestre del 2017, seguono i prodotti farmaceutici, +26,2%, le bevande e i tabacchi, +8,5%, i lavorati in metallo, +8,1%, i prodotti plastici, +7,3% e l’export di macchinari e apparecchi, +3,4%. Le esportazioni lombarde trovano sbocco soprattutto sui mercati della UE, 57,8%, con aumenti dell’export verso la Germania, +5,9% nel primo trimestre del 2018, la Francia, +8,6% e l’Irlanda, +49,9%, mentre diminuiscono le esportazioni lombarde nel Regno Unito, -8,3% nei primi 3 mesi del 2018.
Dopo la Lombardia tra le regioni italiane più attive nell’export troviamo il Veneto, con una quota del 13,7% delle esportazioni nazionali e un valore complessivo di 15.455 milioni di euro nel primo trimestre del 2018. A seguire si posizionano l’Emilia Romagna, 13,6% del totale, il Piemonte, 10,6%, la Toscana, 7,6%, il Lazio, 4,8%, il Friuli Venezia Giulia, 3,3% e le Marche, 2,6%. Al nono e al decimo posto si trovano le prime due regioni del Sud Italia, la Campania con una quota del 2,4% e la Sicilia con il 2,2% delle esportazioni nazionali. Chiude all’ultimo posto il Molise con un export che vale 101 milioni di euro nel primo trimestre del 2018, aggiudicandosi una quota dello 0,1%.
Prodotti esportati all’estero dalle aziende italiane
Nonostante sia comune pensare al Made in Italy quando si parla di esportazioni, ovvero a settori come l’agroalimentare, la moda e l’artigianato, in realtà l’export delle imprese italiane comprende soprattutto una serie di prodotti meno noti come macchinari, medicinali e attrezzature. Secondo i dati forniti dall’Istat, rielaborati dall’Osservatorio del Ministero dello Sviluppo Economico, i prodotti principali esportati dal nostro Paese sono proprio i macchinari di impiego.
La vendita all’estero di tali macchinari nei primi 4 mesi del 2018 ha generato ricavi per 7.970 milioni di euro, con un aumento del 5,4% rispetto allo stesso periodo del 2017. All’interno di questo comparto una quota rilevante spetta alle macchine e agli apparecchi di sollevamento e movimentazione, 2.044 milioni di euro e alle attrezzature di refrigerazione e ventilazione ad uso non domestico, 2.075 milioni di euro, entrambe in aumento dell’1,4 nei primi 4 mesi del 2018.
Lo stesso settore automobilistico continua a rappresentare una parte consistente dell’export italiano, con ricavi per 7.546 milioni di euro in crescita nel periodo da gennaio ad aprile 2018 del 5,1%. Valori simili si registrano nella vendita all’estero di medicinali e preparati farmaceutici, 7,283 milioni di euro nel primo quadrimestre del 2018, mentre poco più in basso si posizionano i macchinari per impieghi speciali, 6.657 milioni di euro, tra cui apparecchi per la metallurgia, macchine da miniera e cantiere, per l’industria alimentare, la lavorazione delle materie plastiche e per l’industria tessile.
Nell’export italiano l’abbigliamento si trova soltanto al sesto posto, con un fatturato complessivo nel primi 4 mesi del 2018 di 5.537 milioni di euro, mentre seguono i prodotti chimici, 5.124 mln, la componentistica per autoveicoli, 4.742 mln, i prodotti derivati dalla raffinazione del petrolio, 4.687 mln, le materie plastiche, 4.150 mln, i lavorati in pelle e cuoio, 3.737 mln, i prodotti in metallo, 3.656 mln, i metalli preziosi e non ferrosi, 3.351 mln, le calzature, 3.264 mln e i mobili, 3.114 mln di euro.
Esportazioni italiane: previsioni e prospettive per i prossimi anni
Le previsioni degli analisti sono concordi verso un clima di cauto ottimismo per le esportazioni italiane nei prossimi anni, in particolare sia per la fine del 2018 che per il triennio 2018-2020. Questo è quanto è emerso da uno studio condotto da SIMEST, società appartenente alla Cassa Depositi e Prestiti e controllata al 76% dal gruppo SACE, partecipata dalle più importanti banche italiane e associazioni imprenditoriali del nostro Paese.
Il report chiamato “Export Unchained – Rapporto Export”, presentato nella prestigiosa sede della Borsa Italiana a Milano, offre un’analisi dettagliata sull’export delle imprese italiane all’estero nel 2016 e 2017, dati dai quali vengono offerte delle previsioni accurate per il 2020. In base ai dati storici e al trend degli ultimi anni gli esperti sono ottimisti per la chiusura dell’anno solare, con un 2018 che dovrebbe terminare in crescita del 5,8%, proseguendo nei 3 anni successivi con un aumento stabile intorno al 4,5%, per arrivare infine al 2020 a toccare una quota di 540 miliardi di euro.
Un volano quindi per l’intera economia italiana il settore delle esportazioni, che fin dalla crisi del 2008 ha contributo prima alla tenuta delle imprese nazionali per poi trainare direttamente la ripresa, senza il quale il nostro PIL avrebbe perso ben 6 punti percentuali soltanto nel 2017. Il report della SIMEST individua in particolare 15 Paesi che rappresentano un’area geografica cruciale per l’Italia, le cui economie in crescita offriranno ottime opportunità per lo sviluppo dell’export e del Made in Italy, sia nella vendita di prodotti che di servizi.
Si tratta di Arabia Saudita, Indonesia, Emirati Arabi, Qatar, Stati Uniti, Cina, Brasile, Messico, India, Indonesia, Russia, Vietnam, Sudafrica, Repubblica Ceca e Perù, Paesi dove si stima che le importazioni aumenteranno fino al 2020 del 5,7% l’anno. Le esportazioni italiane verso questi Paesi già valgono il 20% del totale, perciò è evidente come un rafforzamento su questi mercati è un obiettivo imprescindibile per l’export nazionale, che potrebbe arrivare a toccare i 100 miliardi di euro nel 2020.
Problematiche e criticità da superare per la crescita delle esportazioni italiane nei prossimi anni
Oltre ai 15 Paesi citati dal report della SIMEST, il rapporto “Keep Calm & Made in Italy” della SACE segnala altre 5 nazioni estremamente promettenti per i prossimi anni, Colombia, Turchia, Senegal, Marocco e le Filippine, tutte con un eccellente potenziale e in grado di fornire un forte contributo alla crescita dell’export italiano nel 2019 e nel 2020. Tuttavia sarà importante colmare alcune problematiche legate alla qualità della logistica, da sempre un punto debole del settore soprattutto se paragonato con Paesi come la Germania.
Secondo la SACE l’arretratezza dei servizi di logistica costa alle esportazioni italiane oltre 70 miliardi l’anno, ricavi che le imprese del nostro Paese potrebbero ottenere qualora disponessero delle strutture logistiche tedesche. Servono quindi forti investimenti pubblici e privati nelle infrastrutture e nei sistemi di trasporto, per consentire alle imprese presenti sui mercati esteri di migliorare la propria competitività.
Un dato particolarmente interessante riguarda gli investimenti effettuati dall’Italia e dalla Germania in questi settori, nel periodo che va dal 2013 al 2017. Secondo la SACE il nostro Paese ha speso negli ultimi 5 anni soltanto 147 miliardi di euro, decisamente pochi rispetto ai 248 miliardi di euro della Germania. Analizzando le infrastrutture di logistica nel dettaglio si evince come in Italia oltre il 65% dei trasporti avvenga ancora su gomma, rispetto a una quota del 22% delle imprese tedesche.
Troppo bassa anche la parte svolta nel trasporto delle merci dal settore marittimo, che in un Paese come il nostro circondato dal mare influisce soltanto per il 2% del totale, mentre in Germania per il 19%. Lo stesso divario interessa anche il trasporto delle merci per via area, al 2% nel nostro Paese contro il 6% dei tedeschi. Oltre a ciò la Germania può contare anche su una quota del 53% composta da infrastrutture di supporto per l’export, a fronte del 31% in l’Italia.
Medesimo ritardo si registra anche nello sviluppo di infrastrutture e imprese digitali, infatti il commercio elettronico italiano pesa nel mondo solamente per il 4,5%, ben al di sotto delle quote di Paesi come gli USA, la Cina ma anche dei principali competitor europei. Un futuro ricco di sfide quindi quello delle esportazioni italiane, che avrà bisogno del supporto dello Stato e di ingenti investimenti per recuperare il gap con gli altri Paesi, ma tuttavia ancora oggi un settore strategico per l’economia dell’Italia e per il benessere sociale e imprenditoriale del nostro Paese.
Fonti
Istat, “Commercio con l’estero e prezzi all’import”.
Istat, “Commercio estero e attività internazionali delle imprese”.
SACE, “Keep Calm & Made in Italy”.
Istat, “Commercio estero extra UE”, giugno 2018.
Ministero dello Sviluppo Economico, “Principali prodotti esportati dall’Italia”.
Unioncamere Lombardia, “Il commercio con l’estero della Lombardia”.