Etichettatura alimentare: cosa dice la normativa?
Etichettare gli alimenti, in Italia come all’estero, è obbligatorio per legge per tutelare al meglio il consumatore.
Le aziende alimentari, quindi, hanno la necessità di immettere sul mercato prodotti etichettati nel pieno rispetto della normativa vigente, tenendo sempre conto di tutte le novità e i cambiamenti apportati in seguito a modifiche e aggiornamenti.
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La normativa dell’etichettatura alimentare
Nei paesi dell’Unione Europea la normativa sull’etichettatura fa riferimento al Regolamento 1169 del 2011 e al suo relativo aggiornamento 382 del 2021.
La legge europea prevede di fornire informazioni dettagliate per quello che riguarda alimenti specifici. Nel caso delle carni, per esempio, si tratta di rendere il consumatore cosciente circa la provenienza dell’allevamento, dove è avvenuta la macellazione e quindi dove sono state lavorate per il prodotto finito.
I codici alfanumerici o la lista degli ingredienti vanno applicati anche laddove il prodotto alimentare debba passare per una catena di distribuzione, così che l’informazione possa rimanere visibile fino alla collocazione nei negozi al dettaglio, siano essi fisici o e-commerce.
Laddove l’imballaggio dell’alimento sia previsto in materiali quali i polimeri plastici, le norme sono la UNI 1043-1 e la UNI 10667-1 che indicano anche se il materiale proviene da eventuale riciclo.
Le sanzioni per chi non rispetta le normative, europee o extraeuropee, concernenti gli imballi e le etichettature, possono arrivare anche a svariate decine di migliaia di euro, quindi occorre sempre restare informati, magari affidandosi a ditte in outsourcing che siano specializzate nel settore, nonché tenere sempre sotto controllo le norme dei Paesi in cui si esporta: il modo in cui si stila la lista di ingredienti e allergeni, o le informazioni di aggiunte quali coloranti o altro, possono anche risultare molto diversi dai nostri.
Le altre informazioni riportate dalle etichette alimentari
Un prodotto Made in Italy per essere riconosciuto tale deve avere un’etichettatura alimentare che preveda l’indicazione di almeno il 50% dell’ingrediente preponderante, elencando minuziosamente tutti gli altri in percentuale.
Non devono mai mancare il peso al netto dell’incarto o della confezione, la data di scadenza reale o suggerita e informazioni concernenti la conservazione: una volta aperta una confezione, infatti, si può dover mettere l’alimento in frigo oppure basta un luogo fresco e asciutto.
Altre indicazioni che dovrebbero essere sempre trovate nell’etichettatura alimentare su qualsiasi prodotto riguardano il produttore stesso, la sua ragione sociale, i riferimenti per contattarlo e tutte le avvertenze necessarie per indicare, come accennato, allergeni o elementi che non sono magari adatti nelle fasce di età più giovani.
Così come per la carne, anche le uova e il latte hanno una filiera di riferimento che va dalle origini dell’animale, alla tipologia degli allevamenti, fino alla lavorazione. In particolar modo, vanno indicate le condizioni di allevamento, se in gabbia o a terra per le galline da cui provengono le uova, e se magari si tratta di origini biologiche – con ripercussioni in tal senso anche su latte e carni. Per i dolci, invece, sarà prioritario indicare in etichetta da dove proviene il grano con cui è stata ricavata la farina.
Avere contezza di tutte queste informazioni e inserirle nell’etichettatura alimentare significa mettersi al riparo da sanzioni, scongiurando l’errore umano e potendo contare anche sulla ricezioni di prodotti conformi alle norme di legge prima di distribuirli. In quest’ultimo caso, la verifica va fatta controllando l’esatta corrispondenza su un’eventuale etichetta esterna al collo, raffrontata con quelle delle singole confezioni.