Il mercato del lavoro in Italia nel 2018
Analisi del mercato del lavoro e della situazione occupazionale in Italia nel primo trimestre del 2018. Comparazione dei dati nazionali nel panorama europeo e internazionale. Prospettive e previsioni per i prossimi anni.
La situazione attuale del mercato del lavoro in Italia
Il 19 giugno 2018 sono usciti i dati ufficiali dell’Istat, del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, dell’Inps, dell’Inail e dell’Anpal riguardo la situazione occupazionale in Italia, contenuti nella “Nota trimestrale sulle tendenze dell’occupazione” relativa al primo trimestre del 2018. Dal quadro d’insieme emerge una situazione sostanzialmente stazionaria rispetto al primo trimestre del 2017, che vede i tassi relativi all’occupazione nel nostro Paese in lieve aumento sull’anno passato, ma in leggera diminuzione rispetto al trimestre precedente.
Sebbene sia aumentata la produttività del lavoro, la crescita dell’occupazione ha fatto registrare un timido rialzo dello 0,4% in termini tendenziali, rimanendo tuttavia stabile secondo il profilo congiunturale. In particolare aumenta l’occupazione per quanto riguarda il lavoro dipendente, che ha segnare un rialzo dell’1,9%, con una forte preminenza del settore industriale e di quello relativo ai servizi con una crescita complessiva del 3,2%.
Secondi i dati forniti dal Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, nel primo trimestre del 2018 in Italia si sono registrate 361 mila nuove posizioni lavorative rispetto al primo trimestre del 2017. Dalle informazioni provenienti dall’Osservatorio dell’Inps si può notare invece come il settore privato sia stato caratterizzato da un rialzo ancor più positivo, con 522 mila posti di lavoro in più rispetto all’anno passato.
Negativo invece il saldo del lavoro autonomo e dei liberi professionisti, che sempre nel primo trimestre del 2018 fa segnare una diminuzione del 3,4%, con 186 mila lavoratori con partita iva in meno rispetto al primo trimestre del 2017. Complessivamente in Italia al 31 marzo del 2018 si sono registrati 23.081 mila di occupati, di cui 17.818 mila sono dipendenti mentre 5.264 mila autonomi. A questi dati bisogna aggiungere quelli sui disoccupati, 2.893 mila persone in diminuzione del 4,3% rispetto all’anno passato e sugli inattivi, 13.293 mila di persone con un saldo negativo dello 0,6%.
Dati occupazionali sul mercato del lavoro per i lavoratori dipendenti
Sempre secondo i dati emersi dalla settima “Nota trimestrale sulle tendenze dell’occupazione” pubblicata dall’Istat, è possibile analizzare la situazione relativa al mercato del lavoro in Italia prendendo in esame le varie tipologie contrattuali. Nel primo trimestre del 2018 i lavoratori dipendenti sono aumentati dell’1,9% rispetto al primo trimestre del 2017, facendo registrare un saldo positivo tra nuove assunzioni e cessazioni dal servizio di 51 mila posizioni lavorative.
Il settore migliore per l’occupazione è quello dei servizi, con 22 mila lavoratori in più rispetto all’anno passato, segue l’industria +17 mila unità e l’agricoltura, che complessivamente fa registrare 104 mila lavoratori in più divisi tra le aree dei servizi e dell’industria agroalimentare, mentre l’edilizia si ferma a +2 mila posizioni lavorative. La crescita delle assunzioni è stata più marcata nelle piccole aziende, quelle con meno di 9 dipendenti, dove si sono registrate 2.313 mila nuovi contratti di lavoro dipendente, seguono le grandi imprese con più di 250 dipendenti, 2.070 unità in più rispetto all’anno passato.
Tipologie di contratto: indeterminato, precariato e determinato
In riferimento alle tipologie contrattuali i dati sull’occupazione in Italia mostrano un leggero rialzo, sia per quanto riguarda i contratti a tempo indeterminato, con più 27 mila lavoratori nel primo trimestre del 2018 rispetto all’anno passato che di quelli a tempo determinato, più 24 mila unità. Analizzando i dati storici si evince come i contratti di lavoro a tempo indeterminato siano tornati a crescere, dopo un riduzione negativa registrata negli ultimi 6 mesi, mentre i contratti a tempo determinato continuano ad aumentare quasi senza sosta dal 2016, nonostante negli ultimi 12 mesi il ritmo sia stato meno accentuato.
In generale i contratti di lavoro a tempo determinato rappresentano l’80,1% di tutte le nuove assunzioni lavorative, con un netto aumento rispetto al primo trimestre del 2017 quando pesavano per il 77,6% del totale. Complessivamente le nuove assunzioni a tempo determinato sono cresciute di 492 mila unità nei settori dell’industria e dei servizi, dove invece rallentano le nuove posizioni lavorative a tempo indeterminato. Particolarmente marcata è la crescita dei contratti di lavoro a chiamata, che secondo i dati dell’Inps e di Uniemens sono aumentati del 64,6% rispetto al primo trimestre del 2017.
Allo stesso modo crescono anche i contratti di somministrazione, che nel primo trimestre del 2018 fanno segnare un incremento del 23,1% su base annua, con un aumento continuo delle nuove assunzioni dall’inizio del 2017. Numeri positivi anche per i contatti di lavoro per prestazioni occasionali e quelli relativi al Libretto di Famiglia, formule contrattuali introdotte a metà del 2017, che nel primo trimestre del 2018 hanno fatto registrare rispettivamente 17 mila e 4 mila nuove figure lavorative a livello nazionale. In questa categoria rientrano anche le figure professionali assunte precedentemente tramite voucher, un sistema contrattuale abolito e sostituito da queste nuove modalità.
Disoccupati e inattivi: la situazione aggiornata al 31 marzo del 2018
Se da un lato aumenta l’occupazione in Italia dall’altro diminuisce la disoccupazione, sia nei valori assoluti dove scende nel primo trimestre del 2018 del 4,3% rispetto allo stesso periodo del 2017, sia nel tasso, – 0,5%, mentre secondo il valore congiunturale la disoccupazione è aumentata di 17 mila nuove unità registrando un incremento dello 0,6%, con un tasso relativo di +0,1%.
Prendendo in considerazione i dati su base annuale, emerge come siano in aumento i contratti a tempo determinato di persone precedentemente disoccupate, +14,7%. Globalmente il tasso di occupazione in Italia è in leggero rialzo e pari al 65,6%, tuttavia è ancora molto distante rispetto a quello di 10 anni fa, – 6%, mentre in relazione ai dati della serie storica relativi al 1992 è in crescita di quasi 7 punti percentuale.
Differenze di età e genere nei dati occupazionali
Analizzando le differenze di genere tra uomini e donne emerge un quadro di tendenziale aumento dell’occupazione. In particolare i tassi occupazionali fanno registrare una crescita più marcata per le donne, +1% nel primo trimestre del 2018 rispetto allo stesso trimestre del 2017, mentre per gli uomini l’aumento è dello 0,4%. Tuttavia diminuisce sensibilmente il tasso di disoccupazione per gli uomini, – 5,6% rispetto al – 2,8% delle donne, con un andamento contrario invece per quanto riguarda gli inattivi, +0,6% per gli uomini e – 1,4% per le donne.
Prendendo in considerazione l’età anagrafica le persone tra i 50 e i 64 anni fanno segnare la miglior performance sui tassi occupazionali, +4,4%, mentre i giovani tra i 18 e i 34 anni si fermano a un timido +0,5%, con una diminuzione del 2,3% per quanto riguarda le persone con un’età compresa tra 35 e 49 anni. La disoccupazione scende sensibilmente tra i giovani, – 8,1% ma rimane invariato il tasso di inattività, stabile rispetto al primo trimestre del 2017. Tra le persone con un’età compresa tra 35 e 49 anni il tasso di disoccupazione è diminuito dello 0,9%, così come quello relativo agli inattivi sceso dell’1,3%. Dati positivi anche per gli over 50, tra cui diminuiscono i disoccupati dell’1% e gli inattivi, – 1,1%.
La situazione occupazionale all’interno dei settori economici
All’interno dell’economia nazionale è evidente come la ripartizione dei dati occupazionali interessi soprattutto i settori industriali e quelli legati ai servizi, che hanno fatto registrare un aumento degli occupati rispettivamente dell’1,5% e del 4,2%. Nell’industria fanno da traino le attività manifatturiere, +1,9%, le imprese impegnate nella fornitura d’acqua, nella gestione dei rifiuti e nella gestione della rete, +1,1% e l’edilizia, +0,5%, mentre scende l’occupazione tra le aziende di fornitura di energia elettrica, – 1%.
Nei servizi spiccano le attività alberghiere e di ristorazione, +9% rispetto al primo trimestre del 2017, le imprese immobiliari, le attività professionali e di noleggio, +7% e le assunzioni da parte di aziende legate ai settori dell’istruzione, della sanità e dell’assistenza sociale, +4%. Calano invece i tassi occupazionali nelle imprese finanziarie e assicurative, – 2,2%, mentre aumentano leggermente le nuove assunzioni nelle aziende di trasporto e in quelle del commercio al dettaglio e all’ingrosso, +2,8% sui dati relativi al primo trimestre dello scorso anno.
Retribuzioni medie in Italia nel primo trimestre del 2018
Secondo i dati dell’Istat in merito alle retribuzioni medie annue continua ad essere marcato il divario tra il Nord e il Sud dell’Italia. Se al Nord le retribuzioni medie arrivano a 24.356€, al Sud si fermano a 16.113€, mentre al Centro fanno segnare un valore di 21.189€. Tra le città italiane il primo posto spetta a Milano, dove si registra una reddito medio annuo di 29.627€, mentre a Roma la retribuzione si ferma a 23.301€. Ultima tra le città italiane è Vibo Valencia, dove il reddito medio annuo fa segnare un valore di 12.118€.
Per quanto riguarda le Regioni le retribuzioni annue sono più alte in Lombardia, con una media di 26.494€, seguono il Piemonte, 23.693€ e l’Emilia Romagna, 23.657€. Chiudono la classifica invece la Sicilia con 15.927€ e la Calabria, che si posiziona all’ultimo posto con un reddito medio annuo di 14.341€. Tra le altre città Napoli fa registrare un reddito medio di 17.009€, Cagliari di 17.709€, Genova di 23.905€ e Trieste di 25.073€.
La situazione occupazionale in Europa
Per contestualizzare i numeri relativi al mercato del lavoro e all’occupazione in Italia è necessario compararli con quelli europei, per inserire il quadro generale dei livelli occupazionali del nostro Paese all’interno della situazione internazionale della UE. Dai dati ufficiali raccolti dall’Eurostat, l’Ufficio Statistico dell’Unione Europea, si evince come in Italia il tasso d’occupazione sia fermo al 62,3%, lontano dal target del 67% previsto per il nostro Paese e ben al di sotto della media europea del 72,2%.
Tra i Paesi con i migliori tassi occupazionali spiccano l’Islanda con 87,6%, la Svizzera con l’82,1%, la Svezia con l’81,8% e la Germania con il 79,2%, tutti al di sopra del target europeo di riferimento per gli obiettivi 2020 sull’occupazione. Anche la Francia fa meglio del nostro Paese con il 70,6%, ma sotto il target del 75% previsto per il 2020 e la Spagna, con il 65,5% e un target fissato al 74%. L’unico Paese che fa peggio dell’Italia è la Grecia con un tasso di occupati del 57,8%, in rialzo rispetto agli anni della crisi economica ma ben al di sotto del target per il 2020 del 70%.
Anche per quanto riguarda il divario occupazionale tra uomini e donne la situazione non è molto positiva per l’Italia. Nel nostro Paese la divergenza occupazionale di genere raggiunge quasi il 20%, con gli uomini che fanno registrare un tasso occupazionale del 72,3% rispetto al 52,5% delle donne. La media europea dell’occupazione femminile è del 66.5%, con l’Islanda che raggiunge l’84,5% e la Svezia il 79,8% con un divario in questi Paesi rispetto agli uomini di soli 6 punti percentuali.
Previsioni per l’economia italiana e il mercato del lavoro nel 2018
In base alle previsioni dell’Istat relative al 2018 l’economia italiana dovrebbe crescere dell’1,4% nel 2018, continuando a rincorrere la ripresa e migliorando i tassi occupazionali. Allo stesso modo dovrebbe aumentare la domanda interna delle famiglie italiane, stimata positivamente all’1,2% seppur in leggero ribasso rispetto agli ultimi anni. La crescita dei consumi è il dato più importante per il mercato del lavoro, perché è direttamente correlata all’aumento dei tassi di occupazione e alla diminuzione della disoccupazione.
Le previsioni sui tassi occupazionali sono di una crescita per la fine del 2018 dello 0,8%, con la disoccupazione che dovrebbe scendere complessivamente del 10,8% entro la fine dell’anno. In questo quadro il rapporto deficit/PIL dovrebbe aumentare leggermente arrivando al 3,2%, mentre le retribuzioni medie annue sono previste in rialzo dell’1,4%. Una situazione di leggera ripresa quindi quella tracciata dalle analisi dell’Istat, che dovrebbe portare a un tenue miglioramento del mercato del lavoro italiano seppur ancora molto distante dalle medie europee. Tuttavia l’Italia continua ad essere lontana dagli altri Paesi. Per il 2018 la crescita a livello globale è stimata intorno al 3,9%, con i Paesi emergenti che dovrebbero raggiungere il 4,9% mentre gli USA potrebbero fermarsi al 2,7%.