Minusvalenza e plusvalenza: a cosa fanno riferimento? Dove si inseriscono nel modello 730?
Minusvalenza e plusvalenza sono dei termini che vengono utilizzati in ambito fiscale per indicare rispettivamente le perdite ed i guadagni ottenuti tramite la compravendita di investimenti finanziari. Le minusvalenze, che di fatto generano dei piccoli crediti fiscali, in determinate situazioni possono essere utilizzate per compensare le plusvalenze: vediamo come funziona il meccanismo e dove devono essere inserite queste voci nel modello 730.
Cosa sono minusvalenza e plusvalenza
A cosa fanno riferimento i termini minusvalenza e plusvalenza? Si genera una minusvalenza quando si vende uno strumento finanziario ad un prezzo superiore a quello di acquisto (quindi si vende in perdita); si genera una plusvalenza nel caso contrario, ovvero quando si vende uno strumento finanziario ad un prezzo superiore a quello di acquisto (e quindi c’è un guadagno). Lo strumento finanziario può essere un titolo azionario, un’obbligazione, una quota di fondo comune, un ETF e così via. Le minusvalenze possono essere impiegate per compensare le plusvalenze:
- le minusvalenze generate dalla vendita di azioni, obbligazioni e certificati possono essere impiegate per compensare le plusvalenze generate successivamente con la vendita di azioni, obbligazioni, fondi, ETF e certificati;
- le minusvalenze generate dalla vendita di fondi comuni e ETF possono essere impiegate per compensare le plusvalenze generate successivamente con la vendita di azioni, obbligazioni e certificati.
Cosa indicare nel modello 730: i differenti regimi fiscali
Per le plusvalenze maturate ma non ancora incassate, che sono identificabili come redditi finanziari, è prevista la tassazione per competenza. Le minusvalenze possono essere portate in deduzione nei quattro anni successivi. Per quanto riguarda la dichiarazione dei redditi, l’inserimento delle plusvalenze nel modello 730 dipende dal regime fiscale scelto. Il più delle volte si opta per il regime di risparmio amministrato: l’intermediario si occupa del calcolo delle minusvalenze e plusvalenze di ogni singola vendita: se dopo aver detratto le perdite precedenti rimane un utile, trattiene l’imposta; se invece il risultato della gestione è negativo, la minusvalenza generata verrà utilizzata per la compensazione delle plusvalenze successive; in questo caso il contribuente non dovrà dichiarare nulla nel modello 730.
Se invece il contribuente ha optato per il regime della dichiarazione, i calcoli sono di sua competenza. È lui che deve ricostruire i movimenti del suo portafoglio seguendo il metodo LIFO. Nel caso in cui la gestione degli strumenti finanziari abbia portato ad una plusvalenza, il contribuente deve indicarli nel modello 730 e più specificatamente nel quadro RT. Questo è il quadro dedicato alla plusvalenze di natura finanziaria ed è suddiviso in sette sezioni: plusvalenze assoggettate ad imposta sostitutiva del 20%, plusvalenze assoggettate ad imposta sostitutiva del 26%, plusvalenze derivanti da cessioni di partecipazioni qualificate, plusvalenze derivanti da cessioni di partecipazioni in enti o imprese localizzati in stati a regime fiscale privilegiato, minusvalenze non compensate nell’anno (ovvero le minusvalenze residue che non sono state utilizzate per la compensazione), riepilogo degli importi a credito, partecipazioni rivalutate.