Pensionati in Portogallo: conviene davvero? tasse, regolamentazioni e novità 2020
Sono sempre di più gli italiani che, una volta terminata la loro vita professionale, decidono di trasferirsi all’estero, per godersi al meglio il loro riposo e, perché no, beneficiare di un sistema fiscale meno invadente e di tasse più leggere. È altissimo il numero dei pensionati in Portogallo: perché molti connazionali scelgono proprio questo Paese? È davvero una scelta così conveniente? Facciamo un quadro delle regolamentazioni e vediamo le novità del 2020.
Perché trasferirsi in Portogallo conviene? Novità 2020 e regole
Nel corso degli anni abbiamo assistito ad un’evoluzione del fenomeno della “fuga” dei pensionati in Portogallo. Tanti italiani hanno scelto di spostarsi in questo Paese perché adotta un regime fiscale particolarmente vantaggioso per i pensionati: le statistiche parlano di circa settemila italiani di età compresa tra i 60 e i 65 anni; grazie a questi dati il Portogallo è diventato il secondo stato straniero con la maggiore presenza di pensionati italiani (il primato spetta a Malta). Fino all’anno scorso si poteva beneficiare di una detassazione totale delle pensioni estere; la principale novità del 2020 consiste nella tassazione del 10% per i pensionati stranieri.
Chi ha la residenza fiscale in Italia deve dichiarare in Italia tutti i redditi, anche se vengono prodotti altrove. I soggetti che invece non risultano essere fiscalmente residenti in Italia devono dichiarare al Fisco italiano solo i redditi prodotti proprio nel Bel Paese. Per ottenere la residenza fiscale all’estero è necessario possedere dei requisiti:
- non bisogna aver avuto il domicilio in Italia per più di sei mesi;
- non bisogna aver avuto la dimora abituale in Italia per un periodo superiore a metà anno;
- non bisogna più essere iscritti nell’anagrafe delle persone residenti in Italia per periodi più lunghi di metà anno, ovvero 183 giorni (che diventano 184 negli anni bisestili). Passato questo periodo si potrà ottener la registrazione nell’AIRE.
Come evitare la doppia imposizione
La norma più interessante è quella contenuta nell’articolo 18 della Convenzione contro le doppie impostazioni Italia/Portogallo, secondo cui: le pensioni pagate ad un residente di uno Stato contraente in relazione ad un cessato impiego sono imponibili solo in questo Stato. Tradotto significa che le pensioni (dei lavoratori privati) possono essere tassate solo nello stato in cui il titolare risulta essere fiscalmente residente.
Per evitare che in Italia vengano applicate le ritenute alla fonte, i pensionati in Portogallo devono comunicare all’INPS la loro intenzione di beneficiare della Convenzione contro le doppie imposizioni. Per questo motivo devono presentare alla sede dell’istituto previdenziale che gestiscono le loro prestazioni un apposito modello. Il documento deve essere accompagnato dall’attestazione della residenza fiscale all’estero (in questo caso in Portogallo), rilasciata in modalità cartacea dalle autorità straniere competenti.
Requisiti e vantaggi per i pensionati in Portogallo
L’ottenimento dello status di residenti non domiciliati in Portogallo permette ai pensionati di beneficiare per dieci anni di una tassazione del 10%. Ma affinché venga riconosciuta riconosciuta questa agevolazione è necessario che il pensionato:
- non sia stato tassato come residente fiscale in Portogallo nel corso dei cinque anni precedenti;
- abbia raggiunto i requisiti per essere considerato residente fiscale in Portogallo (quindi soggiorni in territorio portoghese da almeno 183 giorni, oppure, abbia soggiornato per periodi più brevi, ma disponga su territorio portoghese di un’abitazione in condizioni da poter essere considerata residenza abituale);
- abbia richiesto lo status di residente fiscale non abituale entro il 31 marzo dell’anno successivo a quello in cui inizieranno gli effetti dello status stesso.
Ogni richiesta viene valutata dalle autorità fiscali portoghesi. Al termine dei 10 anni con tassazione del 10% sarà possibile scegliere se mantenere la residenza fiscale in Portogallo, pagando le relative imposte sui redditi previste nel Paese iberico, oppure se tornare ad essere residenti fiscali in Italia. Ultimo punto da affrontare: come si incassa una pensione italiana all’estero? È tutto molto semplice: per chi si trasferisce in uno stato che fa parte dell’Unione Europea è prevista la possibilità di richiedere l’accredito di una pensione in un conto corrente bancario estero (fornendo i relativi BIC e SWIFT), in un conto corrente postale estero o con l’emissione di un assegno bancario espresso in euro. Le tempistiche e la periodicità con cui vengono pagate le pensioni dipendono anche dall’ammontare della pensione.