Regime dei minimi e forfettario: quale conviene per aprire la Partita IVA
Negli ultimi anni, a causa della crisi economica e della mancanza di posti di lavoro, sono aumentati i lavoratori autonomi, ovvero tutte quelle persone che hanno intrapreso un’attività imprenditoriale al posto di un rapporto di lavoro dipendente. In questi casi uno dei dubbi più importanti è l’apertura della Partita IVA, o meglio quale tipo di fiscalizzazione adottare per cercare di alleggerire il carico fiscale, almeno nei primi anni di avviamento dell’attività imprenditoriale.
Al momento la formula più utilizzata in Italia, soprattutto dai lavoratori autonomi, dai liberi professionisti, dagli artigiani e dai commercianti, è quella del regime forfettario. Si tratta di una posizione fiscale agevolata, che è andata a sostituire il precedente regime dei minimi. Vediamo nello specifico di cosa si tratta, qual è la formula più conveniente per aprire oggi una Partita IVA e come fare per richiederla.
Regime dei minimi per la Partita IVA: cos’è e come funziona
Il regime dei minimi era un sistema di fiscalizzazione attivo fino alla fine del 2015, da quando è stato soppiantato dal nuovo regime forfettario. Era una misura pensata appositamente per i giovani che volevano aprire un’attività imprenditoriale, specialmente i giovani disoccupati e i ragazzi che non lavoravano né studiavano. Ovviamente chiunque abbia aderito al regime dei minimi entro il 2015, può ancora usufruire delle agevolazioni previste da questa formula, mentre chi ha aperto o vuole aprire una Partita IVA dal 2015 in poi può optare esclusivamente per il regime forfettario o le altre formule previste.
Perciò chi nel 2018 si trova ancora sotto al regime dei minimi ha due possibilità, rimanere il tale regime mantenendone tutte le peculiarità oppure passare al regime forfettario. Per chi scegliere di cambiare la formula fiscale è prevista un’aliquota sostitutiva del 15%, naturalmente sempre secondo i protocolli fiscali e in funzione del sistema ATECO. Invece chi vuole rimanere nel regime dei minimi potrà comunque farlo, fino alla durata massima prevista di 5 anni oppure fino al compimento dei 35 anni d’età.
Per rientrare nei criteri del regime dei minimi e rimanervi è necessario non avere ricavi societari superiori a 30.000€, non cedere porzioni d’azienda, non aver effettuato acquisti di beni strumentali superiori a 15.000€ nel triennio precedente, non partecipare con quote societarie a SRL ed essere residenti in Italia. Tutte le persone titolari di una Partita IVA sotto al regime dei minimi sono soggette al pagamento di un’aliquota fissa del 5%, un trattamento fiscale estremamente conveniente soprattutto nei primi anni di inizio attività.
Regime forfettario per la Partita IVA: cos’è e come funziona
Come abbiamo visto dal 2015 è in vigore il nuovo regime forfettario, una formula fiscale agevolata che ha sostituito il regime dei minimi. Questo trattamento fiscale è richiedibile da chi apre una nuova Partita IVA, oppure un’impresa nella forma della start up. Si tratta di un regime fiscale che prevede il pagamento di un’aliquota fissa, attraverso un’imposta sostitutiva del 15%. Con l’ultima Legge di Stabilità però è stata introdotta una norma che agevola ancora di più questa formula, di fatto riducendo l’importo dell’imposta sostitutiva al 5% per i primi 5 anni, norma valida solamente per le nuove attività imprenditoriali.
Regime forfettario: caratteristiche principali
- imposta sostitutiva al 5% per i primi 5 anni
- imposta sostitutiva al 15% per gli anni successivi
- esenzione dal pagamento dell’IVA
- esenzione dal pagamento della ritenuta d’acconto
- richiedibile anche per le nuove start up
- iter burocratico semplificato
- reddito imponibile calcolato in funzione del codice ATECO
Requisiti regime forfettario: chi può richiederlo?
Per accedere al regime forfettario agevolato è necessario rientrare all’interno dei requisiti necessari previsti dalle norme. Innanzitutto è indispensabile che i ricavi annuali non siano superiori a un range compreso fra 25 e 50.000€, secondo le indicazioni del codice ATECO, che i costi del personale dipendente non siano superiori a 5.000€ lordi, ma anche che gli investimenti per l’acquisto dei beni strumentali siano inferiori a 20.000€, oltre al reddito complessivo del lavoro dipendente che non deve superare i 30.000€ l’anno lordi.
Per quanto riguarda gli acquisti di beni strumentali è necessario effettuare alcune precisazioni. Per esempio sono esclusi dal conteggio del limite dei 20.000€ tutti i beni immobili, utilizzati per lo svolgimento delle attività imprenditoriali, compresi i beni con un costo inferiore a 516,46€. Invece sono inclusi i beni soggetti a contratti di noleggio e locazione, i beni utilizzati sia per lo svolgimento dell’attività che per scopi personali nella misura del 50% e i beni detenuti in formule di locazione finanziaria.
Regime forfettario: tassazione e codice ATECO
Per chi aderisce al regime forfettario il reddito imponibile viene calcolato in funzione del codice ATECO, ovvero applicando ai ricavi un coefficiente fisso legato al reddito. L’unica imposta dovuta è quella sostitutiva, nella misura del 15%, ridotta al 5% per tutte le nuove attività d’impresa per i primi 5 anni di vita. Ovviamente non è possibile portare in deduzione altre spese, come accade per i regimi fiscali non agevolati, ma soltanto i contributi previdenziali. Il codice ATECO per il calcolo della redditività fissa varia in base al tipo di attività e ai ricavi, da un minimo del 40% fino a un massimo dell’86%.
Regime forfettario per la Partita IVA: quali sono i vantaggi?
Chiunque rientri nei requisiti previsti per l’apertura di una Partita IVA con la formula del regime forfettario, potrà godere di diversi vantaggi. Tra questi c’è l’esenzione dal pagamento dell’IVA, ovvero chi aderisce a questo regime non deve applicare l’IVA sul costo di beni e servizi, quindi può offrire prezzi più competitivi rispetto ai concorrenti. Si tratta di una misura che cerca di incentivare le giovani imprese ad affermarsi sul mercato, dandogli tempo per farsi conoscere e fare la dovuta esperienza.
Un altro vantaggio offerto dal regime forfettario è la tassazione agevolata, dovuta nella forma dell’imposta sostitutiva al 5% per i primi 5 anni e successivamente al 15%, mentre nelle altre forme contributive la tassazione arriva anche fino al 42%. Oltre a ciò è presente l’esenzione dal pagamento della ritenuta d’acconto, che corrisponde a un 20% in più sui compensi ricevuti. Infine anche la contabilità risulta decisamente agevolata, grazie a un iter burocratico speciale semplificato.