Ripple: come funziona la criptovaluta alternativa al Bitcoin
È da molto tempo che sentiamo parlare di Bitcoin, ma tendiamo a dimenticarci che questa non è l’unica valuta virtuale che è entrata a far parte dei nostri orizzonti nel 2017. Tra le nuove tipologie di sistemi e blockchain ha, infatti, fatto irruzione anche Ripple un’azienda che intende farsi spazio all’interno del sistema bancario stesso senza cercare di “sovvertirlo” come in un certo senso sta facendo Bitcoin. Ripple quindi non è una criptovaluta, bensì un’azienda che ha ideato in sistema di contratti digitali basati sulla blockchain, che risulta estremamente utile alle banche.
La criptovaluta utilizzata dal sistema in realtà si chiama XRP che rappresenta l’abbreviazione di Ripple e dà il nome alle coin dell’azienda. Il sistema alla base di Ripple è alquanto diverso dalle altre criptovalute tanto che ad oggi è considerato un vero e proprio antagonista del Bitcoin. Questo fattore è stato percepito dai mercati tanto che Ripple in poco tempo è passata dall’essere un’azienda sconosciuta, fino a scavalcare tutte moltissime altre concorrenti nel mercato delle criptovalute e piazzarsi terza e a volte seconda nella classifica del market cap. Ma quali sono i segreti di Ripple e come funzionano gli XRP, le monete che fanno concorrenza al Bitcoin? Continua nella lettura di questo post e togliti tutte le tue curiosità.
Cos’è Ripple e come funziona?
Ripple è un’azienda che è stata creata da uno sviluppatore canadese di nome Ryan Fugger. Si tratta di un’invenzione piuttosto giovane in quanto la versione beta del protocollo di Ripple è stata lanciata solo nel 2013. Ora come ora il progetto viene portato avanti nella sede ufficiale di Ripple, ovvero i Ripple Labs, che si trovano a San Francisco in California. Ripple è stata un’idea nata dalle tantissime applicazioni a cui ha portato l’ideazione della blockchain, tecnologia che sta alla base anche dei Bitcoin. Ripple è infatti costituita da una rete di computer che utilizzano un algoritmo di nome Ripple Consensus che stabilisc e registra transazioni monetarie su un database distribuito nella rete di computer stessa chiamato: Ripple Consensus Ledger.
Cerchiamo di “tradurre” quanto detto in parole comprensibili. Le diverse blockchain sono sempre sistemi distribuiti su una rete di nodi rappresentati dai computer che aderiscono a sistema. Questo tipo di reti di natura distribuita rendono le transazioni immutabili, quindi la sicurezza del sistema è garantita pressoché al 100%. Per di più le transazioni possono essere eseguite senza l’ausilio di un operatore centrale. L’operatore centrale nei sistemi tradizionale serve da intermediario e garante delle transazioni e della loro sicurezza. Un esempio di operatore centrale sono le banche. Ecco perché le criptovalute si chiamano sistemi decentralizzati. Perché si basano su reti e quindi non necessitano di nessuna autorità centrale.
Perché è nato Ripple?
Da dove è nata l’esigenza di creare un sistema come Ripple e dove risiede tutta la sua utilità? Il sistema di Ripple è stato creato per un solo grande scopo: quello di facilitare gli scambi e le transazioni tra diverse valute per i propri utenti, rendendoli più pratici, sicuri e veloci. Ripple rende possibile che un utente che vive in Giappone e usa gli Yen che si trovi nella necessità di scambiare la sua moneta con i dollari USA non debba più passare per una banca centralizzata per farlo. Ovviamente, oltre agli scambi tra valute “fiat” ovvero le correnti valute nazionali (EUR, USD,GBP etc…), Ripple permette anche di effettuare cambi tra le diverse criptovalute.
La particolarità di Ripple
Ripple però di per sé ha molte differenze con le altre valute virtuali. La principale differenza può essere individuata nel fatto che questa moneta NON viene minata dagli investitori. Non esistono quindi dei blocchi di dati da minare. Il sistema di premiazione qui prevede che nuovi Ripple vengano assegnati a coloro che donano il potere del proprio computer per la ricerca scientifica. Tutto ciò ha portato anche a critiche al sistema, infatti molti hanno osservato che se le cose stanno così, allora gli XRP non sono nemmeno una vera criptovaluta, visto che non viene minata e non si trova realmente in mano agli investitori. Inoltre c’è un’ulteriore differenza. Tecnicamente gli XRP in circolazione restano sempre di proprietà dei laboratori Ripple, quindi non ci troveremmo nemmeno di fronte a una vera valuta decentralizzata, cosa che accomuna quasi tutte le altre valute virtuali.
L’adozione di Ripple per le banche
C’è un fatto ancora più importante che contribuisce a rendere Ripple e gli XRP la “criptovalute meno criptovaluta” per così dire. Grazie alle sue peculiari caratteristiche gli XRP strizzano l’occhio alle banche che infatti stanno stipulando accordi con Ripple al fine di migliorare i propri servizi. Alle banche piace Ripple anzitutto per il fatto che è un sistema che non sfugge completamente a forme di controllo e centralizzazione, cosa che ad esempio nel caso di Bitcoin e Litecoin è profondamente radicata.
Ripple consente alle banche di effettuare pagamenti transfrontalieri in tempo reale e con una crittografia end – to – end, per di più a costi estremamente contenuti! In tal modo le anche possono fornire liquidità direttamente per sé stesse o possono farlo per terze parti.
Considerazioni finali
Come abbiamo avuto modo di sottolineare i Ripple sono una criptovaluta molto particolare che potrebbe essere destinata a entrare tra non molto anche nella nostra quotidianità a causa della sua adozione da parte delle banche. Non a caso il valore di Ripple è schizzato dai circa 40 centesimi di fine novembre 2017, fino a 3 dollari 70 a fine dicembre e nei primi giorni di gennaio, rendendo in pochissimo tempo Ryan Fugger il secondo uomo più ricco al mondo per qualche secondo!