Tabelle pensioni: dove trovarle? A cosa servono? Quali dati riportano?
Le pensioni rappresentano uno degli argomenti più discussi: le novità su questo tema non mancano mai, quindi a volte può essere anche un po’ complicato restare sempre aggiornati. Per facilitare la comprensione delle regole e dei requisiti necessari per accedere al trattamento, vengono pubblicate le cosiddette tabelle pensioni: vediamo a cosa servono, quali dati riportano e dove possono essere trovate.
Cosa sono e che dati contengono le tabelle pensioni
Nel corso degli ultimi anni c’è stata una vera e propria rivoluzione per quello che riguarda i requisiti necessari per andare in pensione; lo stesso si può dire anche per quanto riguarda gli importi degli assegni erogati mensilmente dagli istituti previdenziali. Ogni anno ci sono delle novità e degli adattamenti: per poter comunicare in modo chiaro tutti i cambiamenti vengono pubblicate le tabelle pensioni, strumenti importantissimi per riassumere nel modo più leggibile possibile tutti i nuovi dati. Le tabelle pensioni più diffuse sono quelle che riguardano i requisiti per l’accesso ad un trattamento pensionistico (anticipato o di vecchiaia) e quelle che fanno riferimento alle modifiche degli importi. Queste tabelle si possono trovare sul sito dell’INPS, ma anche navigando tra vari siti di informazione.
Chi può andare in pensione: le tabelle dei requisiti
Una delle tabelle più ricercate è quella che riepiloga le categorie di lavoratori che possono andare in pensione nell’anno in corso. Le tabelle di questo tipo sono composte da quattro colonne (tipo di pensione, requisito contributivo, requisito anagrafico e finestra) e da una riga per ciascun tipo di trattamento. Ad esempio per quanto riguarda questo 2022, la pensione di vecchiaia ordinaria prevede un requisito contributivo di 20 anni, un requisito anagrafico di 67 anni e nessuna finestra. Se invece si guarda la riga dedicata alla pensione anticipata, si può scoprire che è previsto un requisito contributivo di 42 anni e 10 mesi per gli uomini e di 41 anni e 10 mesi per le donne, non è previsto un requisito anagrafico, ma c’è una finestra di tre mesi.
Quando andare in pensione: le stime della data di uscita e del trattamento
Ci sono poi le tabelle che permettono di avere un’idea su quando si potrà andare in pensione e su quale sarà l’importo ricevuto mensilmente. Ad esempio, un lavoratore dipendente che oggi ha 30 anni e riceve uno stipendio di 1.500 euro per tredici mensilità potrà lasciare il lavoro a 65 anni e 10 mesi percependo un assegno da 1.048 euro al mese (con un tasso di sostituzione del 70%). Chi invece oggi ha 50 anni e percepisce un reddito mensile di 2.500 euro potrà andare in pensione a 64 anni e 9 mesi con un assegno di 1.634 euro (tasso di sostituzione del 65%). I valori vengono calcolati in base a delle stime relative alla crescita del PIL e all’andamento demografico.
Le tabelle pensioni con gli adeguamenti degli importi
Infine, ci sono le tabelle sulle pensioni che fanno riferimento alle modifiche degli importi: l’entità degli assegni infatti è sottoposta periodicamente ad un adeguamento al tasso di inflazione previsto dal decreto ministeriale. Quello emanato a gennaio del 2022 ha stabilito un adeguamento pari all’1,7%. Le tabelle di questo tipo sono composte da tre colonne: nella prima viene riportato l’importo dell’anno precedente, nella seconda c’è l’entità della rivalutazione e nella terza c’è il nuovo importo. Scorrendo tra le righe della tabella è possibile scoprire che chi nel 2021 riceveva una pensione di 1.000 euro, grazie alla rivalutazione di 17 euro nel 2022 riceverà un assegno di 1.017 euro. Chi riceveva 1500 euro può beneficiare di un aumento di 25,50 euro, quindi la sua nuova mensilità ammonta a1.525,50 euro.